Copertina 6

Info

Anno di uscita:2005
Durata:19 min.
Etichetta:Autoprodotto

Tracklist

  1. SOMETHING REAL
  2. GHOSTS
  3. ANIMALISM
  4. WORDS AND TERROR

Line up

  • Steffen Drone: vocals
  • Saxx: guitars, noise

Voto medio utenti

Gli “scarafaggi” (il monicker richiama la parola inglese cockroach) in questione sono due signori svizzeri che rispondono al nome di Steffen Drone e Saxx, già insieme, negli anni ’90, nel progetto Rated X ed oggi pronti a riprovarci con questa nuova denominazione ed un four-tracks Ep che dovrebbe fungere da apripista per un imminente album completo.
Il duo appare pesantemente influenzato da bands come Nine Inch Nails, Marylin Manson, White Zombie e Ministry, equamente distribuite nei diciannove minuti scarsi di questo dischetto, abbastanza ben realizzato ma anche piuttosto derivativo.
L’heavy industriale irrompe con il riff ripetuto e il drumming martellante di “Something real” abbastanza coinvolgente nella sua prevedibilità, per lasciare il posto alla più sperimentale e meditata “Ghosts”, dove le vocals e il break centrale non possono che richiamare alla memoria certe strutture care all’istrionica genialità Reznor-iana.
Il cantato “evil”, il drum sound sintetico e l’incedere subdolo di “Animalism” pagano dazio nei confronti delle funzioni del Reverendo, mentre le chitarre thrash pesantissime e il cantato sincopato e “selvaggio” di “Words and terror” rievocano abbastanza palesemente lo Zombie del Massachussets, affiancato a qualcosa dello stile di metallo apocalittico famoso per essere il manifesto programmatico del Ministero guidato dall’”onorevole” Jourgensen.
“Come inside us”, non è un disco sgradevole, contraddistinto, tra l'altro, anche da un ottimo lavoro svolto in sede di registrazione, si tratta però di un prodotto abbastanza carente in originalità, dove praticamente ogni nota ricorda (come si è potuto evincere dal track-by-track) qualche altro gruppo in modo fin troppo riconoscibile.
Il genere musicale dalle caratteristiche alquanto disciplinate, in cui è molto difficile dire qualcosa di nuovo e la grande notorietà delle bands prese a modello non aiutano di sicuro in nostri elvetici, ma è chiaro che una maggiore dose di personalità è sicuramente auspicabile, magari cercando di replicare l’esempio dei loro conterranei Young Gods, così innovatori e fondamentali per lo sviluppo dell’industrial metal (glielo auguriamo!).
Il full-length in uscita potrà essere maggiormente chiarificatore in merito alla direzione intrapresa dai Kokroch, una band discretamente valida, ma che a mio parere deve ancora lavorare un po’ sul proprio suono per poter emergere in modo concreto dalla scena underground.
Recensione a cura di Marco Aimasso

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