Copertina 7,5

Info

Genere:Death Metal
Anno di uscita:2005
Durata:42 min.
Etichetta:Fuel
Distribuzione:Self

Tracklist

  1. ALWAYS LAY BENEATH
  2. CRAWL
  3. THE UNPURIFIER
  4. THE FROZEN CLAWS OF WINTER
  5. INSANE VEIN INVADING INNER SPACES
  6. FLESHAPES
  7. THE PUNISHMENT
  8. BLOOD SPILLED FOR A SPELL
  9. FEAR OF THE DARK (IRON MAIDEN COVER)
  10. HELL SPAWN (video)

Line up

  • Paolo Ojetti: vocals
  • Daniele Galassi: guitars
  • Christian Morbidoni: guitars
  • Alessandro Infusini: bass
  • Alessandro Vagnoni: drums

Voto medio utenti

Un ritorno col botto quello degli Infernal Poetry! Dopo il precedente “Not Light But Rather Visible Darkness”, il gruppo marchigiano torna alla grande con il suo secondo lavoro intitolato “Beholding the Unpure”, un concentrato davvero letale di ferocia allo stato brado, arricchita da soluzioni allo stesso tempo cervellotiche ma così funzionali ed efficaci che, nonostante il disco possa risultare davvero ostico al primo ascolto, basteranno pochissimi ascolti per essere coinvolti e trascinati dal folle vortice creato dagli Infernal Poetry.

La soluzione è sempre la medesima, un death metal di base, arricchito da iniezioni di schizofrenia e dissonanze che fanno il pari a soluzioni più “classiche” di sicuro impatto, con la componente melodica rimasta ad essere difesa negli assoli della coppia Galassi/Morbidoni che contribuiscono alla creazione di sinuosi e taglienti assoli.

Quello che potrebbe essere descritto al meglio come un incrocio tra gli Atheist più sperimentali ed i Meshuggah viene reintepretato in maniera decisamente personale dalle vocals di Paolo Ojetti, che quasi recita invece di cantare, tanto è il trasporto e la passione che emana dalla sua voce, anche se probabilmente qualche più continua digressione in uno stile prettamente death avrebbe giovato alla pesantezza dei brani.

Brani che si alternano tra quelli più sperimentali e contorti e tra quelli più diretti e massacranti (ne sono un esempio l’opener “I Always Lays Beneath” e “Crawl” da una parte e “The Unpurifier – forse la migliore del lotto - e “The Frozen Claws of Winter”), anche attraversando dei brani letteralmente insani ma anche a mio avviso ascoltabili solo una volta prima di essere skippati per sempre come “Insane Vein Invading Inner Spaces” fino a giungere persino ad una cover di “Fear of the Dark” degli Iron Maiden, interessante e ben fatta ma certo non consone allo spirito di questo album. Chiude un videoclip di “Hell Spawn”, brano reduce dal primo lavoro della band.

In conclusione, evito di definire “Beholding the Unpure” come un disco di death metal, primo perché un fan del death metal nella sua accezione più pura potrebbe rimanerci assai male e farmi ingoiare i soldi spesi, secondo perché sarebbe riduttivo e mortificante nei confronti di una band che ha fatto un lavoro incredibile nel creare ed assemblare una marea di sonorità tra di loro senza farle stonare in maniera disgustosa.

Unico rimpianto, quello di una produzione stellare, perché se da una parte è vero che i Potemkin Studios hanno fatto il loro onesto dovere, avrei voluto ascoltare “Beholding the Unpure” appena uscito dalle mani di un Andy Sneap qualsiasi…
Recensione a cura di Gianluca 'Graz' Grazioli

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