Copertina 6,5

Info

Anno di uscita:2001
Durata:52 min.
Etichetta:Water Dragon

Tracklist

  1. VELODROME HOME
  2. AMANDA
  3. THE SUNDANCER
  4. BLACK VELVET SYNDROME
  5. LOGAN’S RUN
  6. CROSSROAD KINGDOM
  7. COMING HOME IN A BODY BAG
  8. THE DESERT SON
  9. SILVERBULLET/ DEMON SEED

Line up

Non disponibile

Voto medio utenti

Gli Sparzanza erano rimasti l’unica formazione della fondamentale antologia Meteorcity, quella che nel 1998 aveva contribuito a dare il via al “fenomeno” stoner, che non fosse ancora giunta alla pubblicazione di un full-lenght.
Molto stimati nell’ambiente, gli svedesi (si! ancora Svezia!!) hanno atteso anni per poi accasarsi presso l’indie parigina Water Dragon, probabilmente interessata a sfruttare il buon momento di questo stile musicale. Il problema è che nel tempo trascorso lo stoner si è in parte evoluto ed in parte frantumato in una miriade di rivoletti estremamente specializzati, mentre questa band ha mantenuto intatta la sua originaria impostazione che possiamo ormai definire “classico” desert-rock. L’impressione quindi è che gli Sparzanza abbiano perso il treno giusto e l’arrivo di questo “Angels of vengeance” sia in ritardo sulla tabella dell’originalità. Nulla di cui vergognarsi ma nemmeno un disco indimenticabile, una decente mediocrità come era avvenuto di recente ad Astroqueen, Greenwood, Duster69, Zebulon, tanto per fare qualche nome. Solita enorme energia, pezzi killer dai riffs squadrati ed un nuovo cantante molto più heavy della media, sul tipo dei Mannhai. Ai ragazzi di Karlstad manca solo quel pizzico di freschezza che renderebbe l’album un lavoro realmente indispensabile. Passaggi migliori del cd gli schiacciasassi “The desert son” e la vecchia “Silverbullet”, nelle quali il vocione di Weileby si esprime a piena potenza, poi l’orecchiabile “Amanda” e la trascinante “Black velvet syndrome”, con brillante refrain. Malino invece la copiativa “Velodrome home”, troppo scontata, ed il lento “Coming home in a body bag” molto grunge e fuori dal contesto. Ghost-track che arriva dopo un mare di rumor bianco ma non aggiunge molto e, cosa insolita da queste parti, perfino la traccia video di “Silverbullet”, segnale dell’impegno profuso per offrire un prodotto curato anche se non sbalorditivo per fantasia.
Mille volte migliori e sinceri di tanta porcheria che c’è in giro, ma non eccelsi per i palati divenuti fini degli stoners, gli Sparzanza dovranno mettersi subito coscienziosamente al lavoro per riuscire ad emergere in un genere sempre più selettivo oltre che inflazionato.

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