A
Chris Bennett piace l’
heavy metal “classico” e lo ha ampiamente dimostrato con i Widow.
Una passione evidentemente impellente e ad “ampio spettro”, dal momento che con questi
Infinity Dream scandaglia il versante più caliginoso ed enfatico del genere, pilotato dalla “stella polare” dei Black Sabbath
Dio /
Martin era.
Una guida essenzialmente di tipo “filosofico” e comunque non troppo invasiva, che in questo “
Silver lining”, (secondo lavoro sulla lunga distanza dopo il debutto “
Memories”) sovrintende un suono dominato dalle chitarre di
Bennett e in cui emerge in maniera sostanziale il contributo di
Dina Altum, tastierista (con un approccio alla materia vagamente alla
Diane Kornarens) e seconda voce dell’opera.
Un connubio canoro che piace e rende più vario e suggestivo il comparto vocale, all’interno di un
songwriting talvolta abbastanza effimero dal punto di vista emotivo.
Un difetto piuttosto significativo, ancor più in un settore musicale che fa della intensità elegiaca una delle sue principali peculiarità espressive, qui adeguatamente esaltate soltanto nella melodia pulsante e nel
refrain di “
Blood moon”, nel poderoso
spleen della
title-track e nelle cadenze gotiche di "
Rewinding time” e “
Sins of the past”.
Altrove, dotazioni tecniche di buon livello si disperdono in strutture armoniche eccessivamente manieristiche, ripetitive e anche un po’ sfocate (vedasi la conclusiva “
The will to survive”), le quali finiscono per rendere “
Silver lining” un disco complessivamente gradevole ma in cui latita quella ficcante incidenza emozionale richiesta da produzioni sonore di questo tipo.
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