Tra cinque mesi, un asteroide colpirà la Terra. La traiettoria è sicura, le contromisure impossibili da attuare; tutta l'umanità si prepara all'estinzione totale. In mezzo a questi eventi tragici, un narratore ci accompagna nella vita di un uomo che inizia a chiedersi cosa può fare col tempo che gli resta, cosa NON riuscirà a fare, quante cose ha lasciato indietro, quante parentesi non si chiuderanno più, il tutto mentre il narratore incalza e gli eventi precipitano inesorabilmente. Questo, in poche parole, il racconto di "
Songs No One will Hear", ennesimo (diciamolo sin da subito)
CAPOLAVORO di quel pittore, romanziere, musicista e persona speciale che risponde al nome di
Arjen Anthony Lucassen.
E non c'è niente da fare: anche al di fuori del progetto
Ayreon, Arjen ha una impellenza, una necessità inoppugnabile al raccontare, una testa che si riempie di storie che intimano a gran voce di essere divulgate, scritte, cantate al mondo. E così, questa volta (quasi) tutto da solo, Arjen si fa carico di un racconto struggente, mettendo in piedi una sarabanda di generi musicali, atmosfere diversissime, navigando ai confini del prog rock per poi prendere direzioni più metal, altre soffici come nuvole, momenti folk e un milione di altre cose in mezzo.
Aiutato nel suo viaggio da musicisti di prim'ordine come sempre, tra cui dobbiamo citare il master keyboardist
Joost van den Broek, vero alter Ego di Arjen, e le sorelle
Jansen, a cui la musica di Lucassen calza come un guanto, ci sarebbe solo da bendarsi e scegliere quale pezzo sia più bello. Ma fare un track by track di un vero e proprio romanzo sonoro come questo è pura eresia; vi lascio in calce i video già usciti, e vi ordino immediatamente di andare a comprare un album commovente, ennesima perla di un Genio che non ne vuol sapere di smettere di sorprenderci. God Bless Arjen.
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