Magic Pie - Motions Of Desire (reissue)

Copertina 7

Info

Genere:Prog Rock
Anno di uscita:2017
Durata:78 min.
Etichetta:Karisma Records

Tracklist

  1. CHANGE
  2. MOTIONS OF DESIRE
  3. FULL CIRCLE POETRY
  4. WITHOUT KNOWING WHY
  5. ILLUSION AND REALITY - PART I
  6. ILLUSION AND REALITY - PART III: FINAL BREATH
  7. ILLUSION AND REALITY - PART IV: REPRISE
  8. DREAM VISION

Line up

  • Eirik Hanssen: vocals
  • Allan Olsen: vocals
  • Kim Stenberg: guitars, producing & mixing
  • Gilbert Marshall: keyboards, vocals
  • Lars Petter Holstad: bass guitar
  • Jan Johannessen: drums

Voto medio utenti

L'esordio datato 2005 dei progster norvegesi Magic Pie (ristampato da Karisma Records, attuale label del combo) è un buon album di prog rock tecnico ma melodico e accessibile in stile Kansas, Spock's Beard e Transatlantic, senza dubbio scorrevole ma spesso fortemente debitore delle band di cui sopra (ma non solo).

Si parte forte con la lunga "Change", tour-de-force di quasi 21 minuti dove brillano, in fase solistica, il fondatore Kim Stenberg e il tastierista Gilbert Marshall. Oltre agli artisti già citati vengono alla mente alcuni nomi grossi degli Anni Sessanta/Settanta come Who, Gentle Giant e CSN&Y: i ragazzi suonano, non c'è che dire, ma è pur vero che i cliché del genere abbondano. La titletrack è più convincente, con la bella introduzione in stile musical e l'evoluzione più andante che ha qualcosa dei Marillion meno depressi. "Full Circle Poetry" mette insieme il meglio e il peggio (se così si può chiamare) di quanto ascoltato finora, con echi di Yes, pop evoluto di scuola Supertramp e tanti virtuosismi. È ancora la parte strumentale a spiccare in "Without Knowing Why", brano grintoso e dal groove coinvolgente che fa il paio con la lunga "Illusion & Reality", divisa in tre sezioni (numerate curiosamente I, III e IV) dove, tra le mille idee non sempre perfettamente amalgamate, scorgiamo il lato più heavy della formazione. La conclusiva "Dream Vision" crea un ponte ideale tra Pink Floyd e Dream Theater, e convince per la capacità di sintesi che, fin qui, a volte è mancata.

Come inizio non c'è male, ma la storia recente ha dimostrato che i Magic Pie sono in grado di fare di meglio...
Recensione a cura di Gabriele Marangoni

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