Copertina 7

Info

Genere:Prog Rock
Anno di uscita:2020
Durata:43 min.
Etichetta:Ma.Ra.Cash Records

Tracklist

  1. THE CENTRE OF LIFE
  2. NO REASON
  3. GET IT WHILE YOU CAN
  4. THE VOICE INSIDE
  5. AN END TO AN END
  6. DEMON
  7. SOUR

Line up

  • Roberto Tiranti: vocals
  • Gigi Cavalli Cocchi: drums, percussions
  • Mirco Consolini: guitars, bass, vocals
  • Niky Milazzo: guitars, vocals
  • Gianfranco Fornaciari: keyboards, vocals

Voto medio utenti

I Mangala Vallis prendono il nome da un Canyon di Marte, una profonda cicatrice sulla crosta del pianeta rosso dove si presume scorresse un fiume con sbocco nel mare Amazonia (con l’occasione ho scoperto che esiste un profondo studio geologico su Marte sulla sua natura e sulla sua civiltà). Ho fatto questo incipit, ma in realtà non serve proprio a nulla perché non è indice di alcunchè. Solamente pura curiosità condivisa.
In questa ultima fatica la formazione rimane pressoché invariata dal precedente (ottimo) lavoro tranne per il tastierista che vede l’innesto di Gianfranco Fornaciari con Gigi Cavalli Cocchi già nei ClanDestino. E’ una novità che in qualche modo si ripercuoterà sul risultato finale? Forse, ma lo capiremo più avanti alla fine della disamina. Alla voce c’è ancora lui l’immenso Roberto Tiranti che sicuramente col suo ingresso nel 2012 ha dato prestigio e una spinta verso l’alto essendo uno tra i migliori performer del nostro paese (qualsiasi cosa o genere canti). Cosa? Mi state chiedendo che musica fanno i Mangala Vallis? E perché lo chiedete a me? Chiediamolo direttamente a loro, si perché al di là delle notevoli capacità degli interpreti, hanno anche l’abilità camaleontica di cambiare pelle ogni volta, o leggendola in Reverse Mode forse hanno semplicemente le idee poche chiare, il tutto dovuto probabilmente al frutto delle molteplici esperienze artistiche di tutti i membri che si sono susseguiti nella band. Nei primi 2 dischi l’orientamento era un chiaro Symphonic prog anni ’70 in chiave moderna (richiami ai Genesis su tutti). Con "Microsolco" e quindi l’entrata di Tiranti il suono si era spostato su territori più Progressive Metal, sempre molto raffinato ma senza mai dimenticare le origini (Organo Hammond Incluso). In questo ultimo lavoro la sterzata è molto decisa, talmente decisa che i Mangala partono in derapata rischiando di perdere il grip più volte. Messe su le cuffie con tutta onestà mi aspettavo di sentire Ben Altro (o Ben Affleck come diceva Maccio Capatonda). L’Hammond è stato rottamato e lo capiamo sin dai primi secondi dell’opener “Center of Life” dove un sinth ci accoglie a braccia aperte e ci indica immediatamente la nuova direzione intrapresa (Fornaciari Docet). Ci troviamo di fronte ad un Heavy Prog alla Enchant, o ai Kansas più moderni. Il minutaggio dei singoli pezzi rimane comunque medio intorno ai 6 minuti e quando i musicisti si lasciano andare sembrano ricordarsi del primo vero amore (vedere, anzi ascoltare la seconda metà strumentale di "No Reason"). Anche il concept che guida il disco è molto interessante infatti Il titolo “Voices” è riferito alle voci che sentiamo nel nostro profondo più intimo, dentro noi stessi, sia che si tratti di cuore, anima o cervello (ahia mi sembra un richiamo a “Cuore, Stomaco, Cervello” dei ClanDestino e qui torna ancora il buon Fornaciari). Voci che non possiamo soffocare che si fanno sempre più insistenti ed hanno l’urgenza di esplodere verso l’esterno di gridare al mondo chi veramente siamo. Nel complesso i quasi 43 minuti scorrono leggeri e rilassanti (anche troppo), le chitarre di Consolini e Milazzo acustiche o elettriche sporcate al massimo con un Drive leggero danno pulizia ed eleganza a tutti i brani. Non c’è mai un pezzo che spacca, ma è evidente che non è questo il messaggio che vuole arrivare (nemmeno quando le voci “urlano” di uscire dico io?). Va bene se vi state chiedendo se mi è piaciuto il disco la risposta è si, non è certo quello che mi sarei aspettato, o forse quello che avrei voluto sentire dai Mangala Vallis perché con la loro perizia ed esperienza possono e devono fare molto, perché è vero che i brani scorrono in modo convenzionale ma scevri di quella impetuosità, quel segno decisivo che ha sempre contraddistinto i loro lavori. C’è anche da dire che il voto finale ha un punto in più solo per la prova di Roberto Tiranti che grazie alla sua interpretazione straordinaria ha dato “voce” a tutte le Voci del nostro io, impreziosendo il disco di sfumature, empatia ed eterogeneità.
Cosa accadrà nel prossimo disco lo troverete forse qui, per il resto classe e maturità artistica sono a livelli molto alti quindi il risultato al di là di come potremmo o vorremmo etichettarlo sarà comunque pregiato.
Ps. Al termine di “Sour” una voce nel baratro dell’anima mi sta chiedendo se IO avrei voluto davvero sentire altro o se i Mangala Vallis hanno semplicemente dato spazio alle mie voci recondite di cui neanche conosco l’esistenza…

A cura di Edoardo “Amen” Turati
Recensione a cura di Ghost Writer

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