Il solito incomprensibile logo molto simile a una colata casuale di tempera rossa su di un muro nero ci introduce alla musica dei marchigiani Resuscitated. Un misto tra death e black piuttosto grezzo e ignorante (in senso positivo), penalizzato però purtroppo da una registrazione di qualità non eccelsa. Proprio la scelta dei suoni rappresenta il principale ostacolo durante l'ascolto di "Red As A Bloody Lake", quando alcune interessanti soluzioni richiederebbero una profondità nettamente superiore a quella che la produzione attuale è in grado di assicurare. Questa mancanza di spessore non nega però la possibilità di apprezzare le ottime capacità tecniche della band, che permettono a questo demo di beccarsi mezzo punto in più rispetto al voto che avevo pensato di assegnargli all'inizio. In particolare la coesione tra i vari strumenti sembra già eccelsa e degna di gruppi più blasonati: basti sentire il furioso assalto iniziale di "Battle Of Maldon", in cui i quattro musicisti dimostrano di essere a proprio agio anche quando i tempi si fanno terribilmente veloci (è questa la vera spina nel fianco di molti gruppi alle prime armi). Una cosa che proprio non mi è piaciuta sono i lead di chitarra che mi hanno dato a momenti un'impressione di estrema banalità... sono sicuro che curando maggiormente questo aspetto, tutto l'apparato melodico dei pezzi su cui si basa l'equilibrio delle composizioni ne trarrebbe giovamento. Discorso diverso per l'ottima prestazione vocale, altalenante tra growling e screaming ma sempre pregna della giusta carica, e per la sezione ritmica precisa e curata. Riassumendo, "Red As A Bloody Lake" ci mostra la solita medaglia: la faccia - riuscita - di cinque pezzi interessanti e variegati, supportati da una perizia strumentale di tutto rispetto; il rovescio - da sistemare - di un'immaturità da sconfiggere acquistando esperienza sia in studio che dal vivo.

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