Copertina 7

Info

Demo
Anno di uscita:2006
Durata:27 min.

Tracklist

  1. BUGS
  2. WRONGE LANE
  3. SUNSET SCREAMING
  4. OBSESSION
  5. LET SHIT IN
  6. SECOND RATE MAN

Line up

  • Ivan Franzini: voce
  • Emilio Cuoco: chitarra
  • Antonio Zannone: chitarra
  • Mario Antinucci: basso
  • Gianluca Zannone: batteria

Voto medio utenti

Il Malpertugio, band di Caserta, ufficialmente è nata come trio nel 2002. Ma per un lasso di tempo notevole è stata frenata da problemi strutturali, senza poter avviare un deciso processo di crescita. Dopo svariate vicissitudini si è reso necessario abbandonare lo schieramento a tre, allargando il numero dei componenti così da ottenere finalmente una formula dai contenuti soddisfacenti.
Questo “The blues demon’s show” vuole testimoniare la bontà delle scelte operate dal gruppo, un esordio che raccoglie sia brani scritti recentemente che altri risalenti al primo periodo di attività.
Il quintetto dichiara le più disparate influenze individuali, dall’hard rock al metal estremo, dall’avanguardia allo psycho-rock, ma ciò che emerge dal disco non ha certo l’aspetto di un collage variopinto. Al contrario si tratta di uno stile molto compatto e deciso, pulsante e muscolare, in sintesi una sorta di heavy rock con frequenti agganci all’area stoner.
I campani sono tecnicamente preparati e conoscono il mestiere a sufficienza per evitare acrobazie fuori dalla loro portata, ma anche per non limitarsi al compitino da sufficienza risicata. Ad esempio inseriscono alcune variazioni dal tema principale che in futuro potrebbero generare sviluppi interessanti, vedi il tentativo di coda psichedelica in “Let the shit in” oppure il passo rallentato e le tinte fosche della buona “Sunset screaming”, a metà strada tra il grunge più torvo e la vecchia scuola Sabbathiana.
Però al momento Il Malpertugio sembra prediligere una classica impostazione heavy-stoner, precisamente quella che prevede un rifferama spesso ed insistito, delle robuste ritmiche up-tempo ed una fase vocale dai contorni obliqui a tratti davvero efficace.
Affiorano citazioni di nomi fondamentali come Kyuss ed Orange Goblin, inserite comunque in un buon songwriting non scolastico né banale. Episodi come la rocciosa ed ipnotica “Bugs”, il tiro potente di “Wronge lane” ed ancora i cenni melodici aspri e bellicosi sul genere Hermano/Unida della conclusiva “Second rate man”, appaiono di buona fattura e rendono ottimamente l’idea delle possibilità di crescita dei campani.
In sostanza la prima prova viene superata con largo margine anche con una certa cura professionale degli aspetti di contorno, cosa che non guasta mai.
Ora bisogna perfezionare i dettagli, cercando magari di imprimere un marchio personale e riconoscibile alla proposta. Dunque gli appassionati del filone heavy rock/stoner possono tranquillamente dare un ascolto a questa nuova formazione nostrana, in fiduciosa attesa dei suoi prossimi passi.

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