Copertina 7

Info

Anno di uscita:2024
Durata:42 min.
Etichetta:Svart Records

Tracklist

  1. WALK TO DEREALIZATION
  2. SILVERSTONE
  3. HYPOESTHESIA
  4. WATCHING THEM FEEL
  5. DANCE SO I CAN
  6. J'Y SUIS PRESQUE
  7. THERE

Line up

  • Elise Aranguren: vocals
  • Michal Kielbasa: various instruments
  • Emil Svensson: drums

Voto medio utenti

Può interessare un miscuglio tra epic-ambient, doom, gothic-metal, post-rock e la dark-wave più eterea e spettrale? Come dite? Nonostante tutte queste belle e sofisticate definizioni stilistiche, è difficile rispondere? Giusto. Allora riproviamo … un misto di Godspeed You! Black Emperor, (primi) Anathema, 3rd And The Mortal, Russian Circles, Codeine e Dead Can Dance, riesce a destare il vostro interesse di avidi musicofili?
Anche così, forse, esprimersi in merito non è molto agevole, e allora diciamo che questo debutto dei francesi Livgone è consigliabile per tutti quelli che amano le atmosfere rarefatte e sospese, capaci di diventare apocalittiche, plumbee, enfatiche e sinistre, il tutto pilotato da una maliosa voce femminile, quella di Elise Aranguren, in grado, attraverso l'antica arte del canto, di allettare i sensi e far precipitare nel deliquio l’appropriato uditorio.
Almost there” appare dunque un’opera fascinosa e ricca di chiaroscuri, costruita per trasmettere sensazioni contrastanti (serenità, angoscia, nostalgia, disagio, …), che non disdegna squarci sonici fatti di tragiche orchestrazioni e le combina con ritmiche dolenti e chitarre tetre e pesanti, arrivando talvolta a lambire (come accade, ad esempio, in “Watching them feel”) incombenti territori black-metal.
La formula espositiva è dunque piuttosto composita e dilatata (a volte persino un po’ troppo …), e se da un lato l’intento “ibridativo” è apprezzabile e colpisce parecchio l’energia oscura che prorompe dai solchi, dall’altro l’impressione è che manchi ancora un pizzico di maggiore equilibrio tra le varie componenti di un sound comunque ambizioso e suggestivo.
In un viaggio sonoro che, per le peculiarità appena citate, dovrebbe essere vissuto nella sua interezza, mi piace segnalare “Dance so I can”, un contenitore di emozioni stranianti e palpitanti, che condensa le migliori prerogative espressive del talentuoso trio di Tolosa e lascia intendere la prospettiva di un’evoluzione artistica davvero degna dei piani alti del rockrama contemporaneo.
Recensione a cura di Marco Aimasso

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