Copertina 7,5

Info

Genere:Power Metal
Anno di uscita:2024
Durata:37 min.
Etichetta:M-Theory Audio

Tracklist

  1. VENOM AND THE VIPER'S KISS
  2. HEARTLESS
  3. PRIESTESS OF DARK PARADISE
  4. FALLEN
  5. DEVOUR
  6. THE UNCREATED
  7. SYMBOLIC
  8. STRIFE
  9. THY FROZEN THRONE

Line up

  • Devin Reiche: Vocals
  • Eleazar Llerenas: Guitar
  • Justin Escamilla: Guitar
  • Robin Salazar: Drums
  • Will Buckley: Bass

Voto medio utenti

Esordio discografico bello e convincente quello dei californiani Anubis, formatisi nel 2018 ma che, solamente in questo inizio 2024, dopo 6 anni di EP e singoli rilasciati, riescono finalmente a piazzare il loro primo full-length, tramite la label connazionale M-Theory Audio.
Dark Paradise è un massiccio assalto sonoro che, attraverso le sue trame musicali, basate su un power talmente solido e grasso da sconfinare spesso e volentieri nel thrash (come testimoniano, ad esempio, la opener Venom And The Viper’s Kiss o la rocciosa Devour), tende a travolgere tutto ciò che incontra lungo il suo cammino.
La band tuttavia, si rivela particolarmente abile nell’evitare di focalizzarsi solo ed esclusivamente sull’aggressività fine a se stessa ma, riesce sempre a mantenere il proprio sound su delle invidiabili linee melodiche, particolarmente curate, che spaziano dalla malinconia a atmosfere decisamente più serene.
Il marchio di fabbrica del disco è rappresentato, oltre che dal suo caratteristico robusto muro di suono, dall’incisività tagliente delle due chitarre di Eleazar Llerenas e Justin Escamilla e dalla voce graffiante e cavernosa ma, all’occorrenza, anche profonda, di Devin Reiche che, come stile, ricorda quello di Ralf Scheepers ed effettivamente, parlando più in generale, per dare un’idea dello stile degli Anubis, il paragone con i primi dischi partoriti dei Primal Fear (prima che la band tedesca sfornasse lavori a ripetizione in modalità “pilota automatico”) ci potrebbe anche stare, in alcune circostanze.
Le composizioni di Dark Paradise funzionano e convincono, sia quando sono irruente e tirate, come la spigolosa Priestess Of Dark Paradise o la travolgente The Uncreated , sia quando sono più spensierate, vedasi la camaleontica Fallen o la conclusiva Thy Frozen Throne, con il suo intercedere scanzonato, dal retrogusto fortemente helloweeniano.
L’unica nota stonata di questo lavoro è la presenza, tra le varie tracce, di Symbolic, celeberrimo brano dei Death. Ecco, sinceramente sarebbe stato meglio evitare di scomodare un “Mostro Sacro” come Chuck, reinterpretando uno dei suoi cavalli di battaglia cantato, tra l’altro, con le clean vocals.
Tale atto sacrilego, sappiatelo cari i miei Anubis, vi è costato almeno mezzo punto in meno nel mio giudizio finale! Ciò nonostante, ne sono certo, dormirete ugualmente sonni tranquilli, eppure non dovevate farmi un affronto simile!


Recensione a cura di Ettore Familiari

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