Copertina 7

Info

Genere:Black Metal
Anno di uscita:2023
Durata:48 min.
Etichetta:Werewolf Records

Tracklist

  1. BORN FROM THE UNHOLY FIRE (PART II)
  2. ICONOCLAST
  3. AAL APAM LI AAMNUK
  4. STRIFE FOR BLOOD
  5. LIFE IN DEATH
  6. TO DIE A THOUSAND TIMES
  7. SUMMUM BESTIAE
  8. PHOSPHORUS
  9. CONCERTO OF SODOMY
  10. CELESTIAL
  11. DEATHSTRUCTION

Line up

  • Vohla: bass
  • Avenger: drums
  • Vritrahn: vocals
  • Sinisterror: guitars
  • Poisoner: guitars

Voto medio utenti

A sei anni dall'esordio discografico, tornano i finnici White Death, sempre licenziati da Werewolf, con il nuovo "Iconoclast", album che, fin dal titolo, mette in chiaro le cose e ci suggerisce la prospettiva dal quale osservarlo.
Black Metal selvaggio, senza compromessi, sfrontato, con una attitudine punk, e con una evidente voglia di mandare tutti, e tutto, a farsi fottere (mi perdonerete l'espressione).
Questo sono, in sintesi, i White Death, questa è la loro musica, questa l'attitudine dalla quale non di può prescindere dovendosi approcciare all'ascolto di un lavoro "finlandese" nel profondo, diretto come un treno che non fa fermate, attento alla melodia e, fondamentalmente, strafottente.
Rispetto al disco precedente, "Iconoclast" abbandona (non del tutto) la componente epica e ci regala canzoni senza fronzoli, riffing tagliente, voce al vetriolo ed un bel concentrato di satana, sesso e blasfemia come da migliore tradizione dell'etichetta che lo produce e del paese in cui i nostri sono nati.
I White Death, come vi dicevo anche in occasione del debut, non suonano in modo rivoluzionario, ma hanno dalla loro tutta l'irruenza, e la classe, per regalarci un lavoro senza pecche, brutale nei suoi frangenti più tirati, freddo nel suo essere nordico, e devoto, in tutto e per tutto, al male ed alla morte... argomenti imprescindibili in questo periodo di bontà e "vogliamoci bene".
Sotto l'albero, dunque, metteteci questo bel dischetto e mostrate, fieri, un bel dito medio a tutte le ipocrisie ed a tutte le sconcertanti teorie che, sempre più spesso, stanno ammorbando il mondo.
Un piccolo, ma prezioso, culto.
Recensione a cura di Beppe 'dopecity' Caldarone

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