Copertina 5,5

Info

Genere:Death Metal
Anno di uscita:2023
Durata:42 min.
Etichetta:Xtreem Music

Tracklist

  1. THE VALLEY
  2. TIME FOR A NEW ERA
  3. GHOST OF THE PAST
  4. DIGGING OUR GRAVES
  5. THE GAME
  6. DARK SIDE OF THE SOUL
  7. FROM THE DEPTHS
  8. SCUM
  9. SHADOWS IN THE ABYSS

Line up

  • Ander Baz: bass
  • Iban: drums
  • Gorka Díez: guitars
  • Pintxo Wayewta: vocals
  • Robert PM: guitars

Voto medio utenti

Tempo di nuovo album in studio per gli Empire Of Disease, band spagnola che si muove su un death metal misto a metalcore con riff dal sapore più moderno e che, con un contratto siglato su Xtreem Music, cercano di colpire in gran stile con questo 'Shadows In The Abyss', a due anni dal predecente debut. La band però è attiva già da un po' di tempo, quasi un decennio, se si conta il loro periodo come Nightmare Within iniziato nel 2015, ma durato relativamente poco, solo tre anni, per cambiare definitivamente monicker. Un peccato per la copertina abbastanza anonima e poco curata nei dettagli, ma comunque dall'altro lato vi è la durata totale che sfiora i quaranta minuti, tempo sicuramente nella media per un full lenght, e contando che la maggior parte delle canzoni presente su quest'ultimo si aggirano fra i tre e quattro minuti, non ci si può certamente lamentare.



Sfortunatamente, 'Shadows In The Abyss' risulta alla luga abbastanza monocorde. Questo non vuoldire che non ci siano momenti coinvolgenti o ben riusciti, come ad esempio 'Digging Our Graves' con lo scream di Pintxo Wayewta a regger bene il tutto, glaciale e di impatto, ma in molti momenti ciò che si sente sono i soliti riff e breakdown che si sentono molto in formato copia-incolla nel genere, prendasi 'The Game'. Ci si deve purtroppo render conto che, seppur vi siano indubbiamente alcuni alti, rappresentati ancora da 'From The Depths', giocata su una buona alternanza tra momenti più pesanti ed altri più veloci, è altrettanto vero che ci sono dei bassi che non permettono di avere un ascolto omogeneo e dove si cade facilmente preda di distrazioni e discontinuità, sfido infatti a tener conto di un pezzo innocuo come 'Time For a New Era', che sembra passare senza alcun ferire. Non sembra esser stato fatto nessun passo avanti dal precedente lavoro, che anch'esso si muoveva sulle medesime coordinate di sali e scendi, ed è un peccato dato che ci si aspettava una crescita che, evidentemente, non è avvenuta.

Non parliamo di regressione con un disco peggiore, e per fortuna aggiungo, ma l'asticella sfortunatamente non si è alzata nonostante delle buone basi. Sarà per la prossima volta? Speriamo davvero.
Recensione a cura di Francesco Metelli

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