Copertina 7,5

Info

Genere:Black Metal
Anno di uscita:2002
Durata:42 min.
Etichetta:Code666/Earache
Distribuzione:Self

Tracklist

  1. THE EMBOSSED
  2. GREYNESSES GROW ALREADY OLD
  3. THE DANZA
  4. THE FLICKERING WARMTH
  5. MYRIADS
  6. PHORMULA
  7. THE BLOW'S RHYMERS
  8. INSOMNIA'S DESERT
  9. EMBOSSED (ON THE CORPSE)
  10. INSTINKT
  11. OPERA I
  12. ADULTA HLEME: THE MAGNIFICENCE
  13. FALLING...

Line up

  • Giuliano Mogicato – bass, guitar, synthesizer, vocals, programming
  • Davide Tiso – guitar, synthesizer, vocals

Voto medio utenti

Solitamente, quando si sente parlare di gruppi black sperimentali viene spontaneo aggrottare le sopracciglia in segno di disappunto e accennata diffidenza. E’ abitudine comune, infatti, il tentativo di svariati gruppi di seguire (o inseguire) le orme dei maestri del passato, bramando quella stessa gloria e riuscita creatività. Diciamoci la verità (ahimè), la maggior parte delle volte questo tentativo fallisce…. ma non in questo caso. La predisposizione verso gli Ephel Duath all’inizio è stata piuttosto scettica, ma questa sensazione si è stemperata già al primo ascolto. La struttura di ogni singolo brano ha veramente colpito nel segno. Il riferimento a svariati generi è manifesto, ma tutta questa miscela è suggerita dal gusto e dal “buon senso”. E’ presente, addirittura, un lievissimo cenno al gothic/industrial, ma ovviamente il lavoro si colloca in ambiti decisamente più “estremi” e il richiamo alle atmosfere psychodark costituisce solo una minima sfumatura. In un certo senso, il confronto con i Limbonic Art è immediato. Tanti sono gli elementi comuni e brani come “Greynesses Grow Already Old” e “The Blow’s Rhymers” fanno da esempio. In realtà questi brani sono tratti da “Phormula”, il loro album precedente, e sono stati appunto riformulati perché gli Ephel Duath hanno attuato un passaggio di etichetta, saltellando dalla Code 666 degli esordi, alla Candlelight Records. Inoltre, un altro importante cambiamento è stato effettuato. All’inizio, gli Ephel Duath si presentavano come un duo, ma qualche ostacolo ha ridotto questo progetto ad un'unica mente: Davide.
Il concetto basilare è uno: i brani devono cercare di riprodurre il contrastante e a volte contraddittorio assetto della mente umana, dove quasi niente è logico e lineare. Il risultato è un lavoro sì complesso ma di indubbio fascino. La città di Praga fa da sfondo a queste considerazioni. L’ispirazione è nata, infatti, nelle cupe e avvolgenti atmosfere di questa magica località.
Nel corso dell’esistenza gli elementi e le influenze che concorrono alla formazione totale dell’intelletto sono innumerevoli. Stesso discorso vale per la musica degli Ephel Duath e credo che l’intento sia stato raggiunto. E’ il caso di dire che, ancora una volta e alla faccia di chi esalta sempre l’estero e le sue produzioni, il black nostrano si è fatto valere pienamente.
Recensione a cura di Ivana Calò

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