Copertina 7

Info

Genere:Death Metal
Anno di uscita:2023
Durata:41 min.
Etichetta:Metal Blade Records

Tracklist

  1. FORCE FED FEAR
  2. SINISTER CHRISTIANS
  3. SCAVENGERS
  4. ZERO CONTAINMENT
  5. GHOSTS OF HUMANITY
  6. AS THE WORLD CRUMBLES
  7. OBLIVION
  8. DEEPER WOUNDS
  9. THE DEVIL'S GRASP
  10. NO SALVATION
  11. THIS IS TOMORROW

Line up

  • Theo Van Eekelen: bass
  • Bob Bagchus: drums
  • Paul Baayens: guitars
  • Chris Reifert: vocals

Voto medio utenti

Il termine supergruppo oggidì è spesso abusato, ma non in questo caso, perché non sarei come definire una formazione del genere.
Qui abbiamo musicisti che hanno militato o fanno ancora parte di due colossi del death metal riconosciuti a livello internazionale come Asphyx e Autopsy.
Questa nuova maligna creatura artistica è tornata con il secondo sigillo dopo l’esordio del 2018, propone del buon vecchio old school death metal influenzato dal thrash con qualche sprazzo venomiano e doom.
Si parte con la bordata iniziale “Force fed fear” di puro death/thrash metal con un riff che più vecchia scuola non si può e soprattutto quei rallentamenti in sede di chorus.
Poi quando hai un frontman come Chris Reifert che letteralmente si divora il microfono alternando un vocione cavernoso ad uno scream acido fai praticamente cappotto.
Anche “Zero containment” è velocissima con uno screaming rabbioso e carico di odio ma ecco che arriva un rallentamento a rendere più mortiferi i toni prima dell’assalto con solo slayeriano incluso.
Ghosts of humanity” tira fuori il seme doom che è un marchio delle formazioni d’origine dei musicisti qui coinvolti.
La melodia è drammatica, il vocione del frontman statunitense è evocativo con un bel cambio di tempo melodico per poi ecco accellerare a rotta di collo tutto d’un colpo.
Anche “As the world crumbles” reca i geni doom/death metal; tempi soffocanti, marci, con un riff oscuro che esplode e un bel solo melodico nella sua brevità.
Con “The devil’s grasp” salta fuori l’influenza dei demoni di Newcastle con un piglio veloce e un riff che sembra rubato al songwriting di Cronos e compagnia sulfurea.
La titletrack chiude il tutto con un tempo doom, campane a morto e chitarroni serrati; Reifert usa un tono catramoso pieno di rancore e disperazione.
L’atmosfera è cupa, maligna con una batteria che offre passaggi lentissimi come a scandire il passaggio della morte in arrivo e difatti a dare più sostanza ci sono melodie di chitarra e una voce pulita sporcata prima che la pioggia si porti via il tutto.
Album che non porta nessuna novità ma ciò non vuol dire che sia un demerito perché la qualità qui è presente, se volete la gran vecchia scuola fatta come si deve, eccovela.
Recensione a cura di Matteo Mapelli

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