Copertina 7,5

Info

Anno di uscita:2022
Durata:49 min.
Etichetta:Frontiers Music

Tracklist

  1. BURN FOR LOVE
  2. I WILL BE STRONGER
  3. HIGHER
  4. IN A DIFFERENT WORLD
  5. ANOTHER NIGHT, ANOTHER FIGHT
  6. PHOENIX
  7. TWO SHIPS
  8. LOSING ME
  9. DO OR DIE
  10. THE PAINS OF YESTERDAY
  11. AIN’T NO END IN SIGHT

Line up

  • Gregory Lynn Hall: vocals
  • Tristan Avakian: guitars
  • Alessandro Del Vecchio: bass, keyboards
  • Nicholas Papapicco: drums
  • Tommy Denander: keyboards on 'Burn For Love'

Voto medio utenti

Adoro la voce granulosa e pastosa di Gregory Lynn Hall (un misto tra David Glenn Eisley, Lou Gramm e Graham Bonnet) e un analogo sentimento lo provo per “Never say surrender” (ricordando anche con quale difficoltà riuscii ad impossessarmene …), unico parto discografico dei Red Dawn, di cui Tristan Avakian era l’abile chitarrista.
Difficile, con tali premesse, non avvicinarsi con enorme curiosità al debutto dei Killer Kings, un nuovo “assemblaggio” artistico ordito dalla Frontiers Music, a cui contribuiscono anche l’infaticabile Alessandro Del Vecchio e l’ottimo Nicholas Papapicco.
E allora diciamo subito che i due principali protagonisti del gruppo non deludono affatto i loro “storici” estimatori e che “Burn for love” si presenta al pubblico dell’hard melodico con le fattezze di un disco altamente godibile, cantato con notevole trasporto e forza comunicativa e suonato con sensibilità e buongusto, anche dai due succitati esperti coadiutori esecutivi.
Per quanto riguarda il songwriting, il livello è altresì piuttosto elevato e qualora Rainbow, House Of Lords, Magnum, Journey e gli stessi 101 South (di cui Lynn Hall è stato il frontman) siano tra i vostri ascolti quotidiani, non mi lascerei sfuggire l’occasione di rimpinguare le benevoli dosi di scariche endorfiniche affidandosi ad una title-track che fonde con arguzia Survivor, Bad English e Whitesnake, a una “I will be stronger” che solca con disinvoltura territori ancor più esplicitamente AOR e a una “Higher” che, sulle medesime traiettorie, arriva ad incrociare le tipiche progressioni armoniche dei Journey, tuttora tra i campioni incontrastati del genere.
La suggestiva “In a different world” si dimostra un eccellente saggio delle capacità interpretative di un cantante non sufficientemente incensato e se “Another night, another fight” piacerà sicuramente ai tifosi dei Magnum, “Phoenix” non mancherà di solleticare le memorie dei sostenitori di Rainbow (quelli “americani”), Giuffria e degli immancabili Journey.
Lo slow “Two ships”, la pulsante e notturna “Losing me” e, soprattutto, la vivace "Do or die”, aggiungono l’effige degli Alcatrazz alla galleria delle possibili relazioni artistiche, mentre “The pains of yesterday” torna a frequentare felicemente atmosfere pompose e con la conclusiva “Ain’t no end in sight” il programma si arricchisce di un altro gradevole numero dal temperamento “adulto”.
I Killer Kings si affacciano alle convulsioni del rockrama contemporaneo con la nomea del “progetto” e questo probabilmente non li aiuterà ad attirare l’attenzione di un pubblico di riferimento ormai disorientato e stordito dalla ricchezza dell’offerta, ma “Burn for love” è davvero un buonissimo lavoro e la mia speranza è che sappiate apprezzarlo come merita senza farvi condizionare dalle apparenze.
Recensione a cura di Marco Aimasso

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