“Before the rain”, e cioè prima che i
Nelson s’imponessero, con “After the rain”, all’attenzione dei fans del rock melodico e diventassero un fenomeno musicale di enorme successo, meritevole di quella stima e quell’attenzione che si riserva agli artisti “veri” capaci di unire spessore artistico e affermazione
commerciale. Delle mie “colpe” in questo senso e della scarsa considerazione che nutrivo nei confronti dei gemelli statunitensi, ho già parlato nella recensione di “Lighting strikes twice”, la loro nuova prova discografica che mi ha (tardivamente, ma come si dice, “
meglio tardi …”) “aperto gli occhi” sul valore del gruppo, e nel caso avessi voluto accampare qualche
improbabile scusa, tirando in ballo una “saggezza” acquisita dai nostri nel corso degli anni e oggi capace di farmi cambiare idea, questa raccolta di demo-tracks (suona fin strano chiamarle così, tanta è la qualità sonora apprezzabile nel disco e ricordando, invece, molti dei prodotti dimostrativi italiani dell’epoca!) arriva a confermare in maniera a dir poco
spietata la mia
stoltezza giovanile (beh, insomma … in realtà non posso appellarmi neanche a quest’attenuante!).
L’essenza fondamentale dei Nelson, quella capacità nel solcare la grande tradizione della musica angloamericana, di impreziosire con radiose armonizzazioni canore melodie incredibilmente contagiose prive di eccessive leziosità, era già ampiamente
evidente fin dai loro esordi (a suffragio di ciò qui ritroviamo la bella “You’re all I need tonight”, poi recuperata senza scompensi nell’ultimo albo), e anche se nel 2010 la band ha effettivamente e naturalmente acquistato un pizzico di superiore “maturazione oggettiva”, nutrendosi anche delle evoluzioni dei linguaggi musicali, la ritroverete intatta nel ricco programma di questo Cd, che ripropone quasi la totalità dell’acclamato debutto (8 pezzi su 10) e lo arricchisce di brani inediti e piccole rarità (la versione originale dell’ottima "Runnin’ outta time", che finirà poi nell’albo “giapponese” "The silence is broken", per esempio) in grado di rappresentare un’importante forma d’attrattiva anche per chi è un fedele sostenitore della band.
C’è poco da fare, praticamente tutte le canzoni di “After the rain” presenti, e poi ancora la “latina” “Senorita”, la favolosa “Let’s get this show on the road”, la “corale” “It’s gotta get better”, la romantica “I wish” e la maliosa “Avalon” sono manifesti di classe nitidissima e di prepotente ispirazione, accattivanti, vivaci nonché gratificate da quella “leggerezza” che non trascura mai il “gusto” di un’esibizione pregna di contenuti artistici.
“Before the rain” è un disco da godere dall’inizio alla fine, apprezzando, oltre alla fondamentale consistenza musicale, anche la mancanza di “speculazione” di un gruppo che, se fosse stato più scaltro, opportunista e probabilmente anche meno
infervorato e sicuro dei suoi mezzi, avrebbe potuto sfruttare questo materiale per delle prossime pubblicazioni, riducendo sforzi e impegno compositivo.
Buona parte di questi pezzi, ai “bei” tempi, convinsero un insigne
A&R-executive come John Kalodner e produssero la firma del contratto con la Geffen, oggi, assai più
umilmente e in maniera assolutamente meno
redditizia, hanno persuaso in modo ormai incondizionato un
musicofilo felice di poter rivedere le sue fallaci convinzioni.
Chi li ha scoperti (o riscoperti) da poco, ma anche chi li ama da sempre vada a recuperare questa gemma.
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