Copertina 7

Info

Anno di uscita:2022
Durata:31 min.
Etichetta:Electric Valley Records

Tracklist

  1. HARDTIMES
  2. HELLCAT
  3. BIRD DAYS
  4. POOR OL' ME
  5. SET ME ON FIRE
  6. SHARPER THAN A SWITCHBLADE
  7. SKY BURIAL
  8. CALIFORNIA DEATH-RATTLE
  9. YOU CAN HEAR THE DEVIL WALKIN'

Line up

  • Nathan Bidwell: guitar, vocals
  • Mike Bidwell: bass
  • Cory McCallum: drums

Voto medio utenti

"Free from hardtimes" è un titolo che si riferisce alla liberazione dai cupi tempi della pandemia e delle restrizioni sanitarie, che hanno segnato in qualche modo tutte le nazioni del mondo. Lo propone il trio Twin Void, di Spokane, Washington.
Si tratta di una dirty-rock-blues band che adotta un approccio diretto e sanguigno alla musica, uno stile composto da temi hard molto diretti e viscerali, attitudine rebel-punk e qualche sottile riferimento al multiforme paradigma stoner. Al primo ascolto mi hanno subito ricordato nomi come Mondo Generator, Eagles of Death Metal o, in senso più ampio, i The Hellacopters.
Rock'n'roll sporco e ruvido, roba da bikers e ottani di gasolio, con un costante sottofondo di rozzezza, cafoneria e desiderio di ribellione al sistema e alle convenzioni "politically correct". Questo è sempre positivo quando si parla di rock, un genere nato in contrapposizione ad un certo regime culturale e sociale (aspetto spesso dimenticato ai nostri giorni) e che oggi si cerca di utilizzare in maniera edulcorata e finto-trasgressiva a beneficio del mainstream imperante. Io ho sempre preferito invece la "vecchia maniera", quella dove il sound viene generato dal cuore e dai testicoli e la rabbia, l'energia, l'impatto immediato, sono le componenti più evidenti.
Il terzetto americano sotto questo aspetto non delude: i brani principali sono tutti convincenti con passaggi davvero brillanti, il groove ed il calore abbondano, il mordente è da "outlaws" duri e puri, con l'aggiunta di qualche riempitivo che sembra utile soltanto ad allungare la durata dell'album.
Un pezzo come "Hellcat" è adrenalina pura, dirty punk da scapocciamento continuo con un bel riff ignorante e le urla da gang metropolitana del leader Nathan Bidwell (voce e chitarra). Brano da sudore e pulsioni rettiliane, di quelli che ammazzano nelle performances dal vivo. Lo stesso si può dire di "Sharper than a switchblade", che però evidenzia una maggiore squadratura e costruzione ragionata. La componente stoner è più accentuata, pur rimanendo pienamente nell'ambito del rock carnale ed epidermico.
Gli elementi bluesy emergono potentemente nella torbida "Sky burial", dal passo rallentato e psicotico che ricorda una sorta di doom schizofrenico e malato. Episodio dall'atmosfera malata e furiosa, con buoni cambi di soluzione e tensione costante. Classico tiro punky per "California death-rattle", una botta nevrotica che nella seconda metà diventa insinuante e stonerizzata, mentre "Bird days" ha la consistenza di un hard rock tradizionale suonato sotto l'effeto di sostanze. La trama è abbastanza classica, ma l'esecuzione è grezza come carta vetrata. Una band che dimostra di suonare con estrema passione e senza badare all'estetica di chi vuole piacere un pò a tutti. I Twin Void sono invece formazione per rockers navigati e desiderosi di una bella scarica di elettricità granulosa, roba da scuotere le ossa e combattere la piattezza della vita quotidiana.
Peccato per qualche filler come l'intro "Hardtimes" o il cameo acustico "Set me on fire", country-ballad minimalista, ma una bella canzone come "You can hear the devil walkin" rimette le cose nella giusta direzione. Rock belligerante, substrato melodico, potenza rocciosa, tutto l'arsenale dell'hard infiltrato dallo stoner viene dispiegato a pieno volume, compreso il riffone da headbanging e qualche vago sentore acido.

Un disco onesto, sincero, immediato, che trasmette positiva voglia di caos e disobbedienza. Non fa gridare al miracolo, ma di questi tempi è una buona boccata di ossigeno. Se i Twin Void riusciranno a fare un ulteriore salto di qualità, potranno diventare una band davvero rimarchevole in campo dirty-rock.

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