Era dal 2019 - anno di uscita del primo E.P. della band elvetica - che il sottoscritto aspettava con ansia il ritorno dei
King Zebra e finalmente l'attesa è stata premiata con un disco grandioso.
Parliamo di classicissimo hard rock che gli svizzerotti però suonano con una classe ed una grinta uniche, proponendoci il meglio che un rocker possa aspettarsi.
La peculiarità del combo è quella di riuscire a coniugare melodie catchy con chorus orecchiabili e cantabili ( su tutte la titletrack ) con sferzate di energia metallica come in "
Rush" (con una linea di basso che mi ha ricordato "
Dallas 1p.m." dei Saxon) o nella veloce "
Hot Cop Lady", nella anthemica "
On The Run" o ancora nell'opener "
Under Destruction" che subito mette in chiaro il tiro che avrà l'intero album.
Le chitarre volano e ci regalano riff solidi e quadrati, con solos mai ridondanti ma efficacissimi, le vocals di Eric St Michaels pur non particolarmente duttili sono perfette per l'hard rock del gruppo elvetico.
Ed anche quando le ritmiche diventano più easy come nel rock'r'roll sbarazzino di "
She Don't Like My RocknRoll" i riferimenti sono di prim'ordine (Def Leppard?), per non parlare dell'energia profusa da "
Wall Of Confusion" con la sua ritmica martellante impreziosita dalle vocals di Guarnica Mancini delle Thundermother, qui in veste di ospite speciale.
Se invece cercate un hard rock ricco di groove, ascoltatevi le chitarre su "
We Are One", uno dei pezzi migliori, qui non ci sono ballads, la tensione è sempre alta lungo tutta la durata del disco che si chiude alla grande con l'anthemica "
Be The Hunter" con tanto di cori "
oh oh oh", classicamente irresistibile.
Forget the rest,
King Zebra are the best!
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