Copertina 7

Info

Anno di uscita:2021
Durata:54 min.
Etichetta:Dusktone

Tracklist

  1. PLEIAS
  2. AXIS
  3. RATIS
  4. QUADRAGINTA

Line up

  • Adres: bass
  • Marco Ceccarelli: drums
  • Mike Crinella: guitars, samples, synthesizers
  • Alexios Ciancio: vocals

Voto medio utenti

Il secondo lavoro dei romagnoli Omega è un concept riguardante il disco di Nebra, una lastra in metallo con applicazioni in oro risalente all'età del bronzo che raffigura chiaramente fenomeni astronomici e simboli di forte impronta religiosa rinvenuto nell'estate del 1999 da alcuni saccheggiatori di tombe all'interno di una cavità in pietra sul monte Mittelberg, nei pressi della cittadina di Nebra, in Germania.
L'aspetto esoterico, e fortemente misterioso, così come era stato per il debut, anche per la nuova uscita del gruppo è quello predominante, per lo meno dal punto di vista lirico / concettuale, mentre musicalmente gli Omega, che a mio avviso sono migliorati rispetto al passato, ci immergono all'interno di un caleidoscopio di suoni in cui sembra di essere al cospetto di Neurosis più estremi dal momento che "Nebra" è attraversato da violente concessioni al black metal che, in modo pesante e monolitico, si fondono con liquide atmosfere "spaziali", inflessioni funeral doom ed una certa spinta quasi progressive riscontrabile, tra le altre cose, negli arpeggi, improvvisi, che placano la devastazione sonora imperante.
Tanta carne al fuoco insomma.
Del resto, i quattro brani che compongono l'album sono tutti sopra i tredici minuti ed il loro ascolto è materia tutt'altro che facile o immediata.
Gli Omega, attraverso un approccio che definirei psichedelico, ci prendono per mano e ci sbattono in una dimensione parallela, destrutturando la forma canzone e deumanizzando la musica che sembra, per questo motivo, provenire da altri mondi ed altre realtà dove la razionalità umana non è ammessa perché inadatta a capire cosa la circonda.
Certo, "Nebra" ha i suoi difetti, riscontrabili nella lunghezza insostenibile di alcune partiture, in eccessive (e forzate) velleità avantguardistiche, e nel suo rifarsi troppo ai maestri citati più in alto, ma lo sforzo del gruppo di rendere la propria proposta intrigante, e ricca di stratificazioni differenti, è evidente, così come è evidente che il gruppo crede in quello che fa, cosa, questa, che si traduce, da un lato, nella loro capacità di saper alienare l'ascoltatore, soprattutto per mezzo di un intelligente uso degli effetti Ambient, e, dall'altro, nel saper dare vita ad una specie di nero monolite che, non ne dubito, piacerà molto a chi mastica questo approccio sonoro così duro da digerire ma, al contempo, così affascinante ed immateriale.

Album da approcciare con pazienza e giusta predisposizione mentale.
Recensione a cura di Beppe 'dopecity' Caldarone

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