Copertina 6,5

Info

Anno di uscita:2009
Durata:44 min.
Etichetta:The End Records

Tracklist

  1. INNOCENCE
  2. TRANSITION
  3. IMMORTAL
  4. DELIVERANCE
  5. WRATH OF THE SANDS
  6. WANDERER
  7. HEALER
  8. AESTHETIC
  9. ARCHITECT
  10. VESSEL

Line up

  • A. Mack: guitars, vocals
  • C. Laietta V: guitars
  • N. Palmirotto: guitars
  • S.B. Dunn: bass
  • J. Stieber: drums

Voto medio utenti

Dopo aver ascoltato questo “Sole lord”, possiamo inserire gli statunitensi Hull nella cerchia dei “pesi massimi” dell’odierno panorama heavy rock. Il quintetto con base a Brooklyn, vanta la stazza di formazioni come Yob, Weedeater, Acrimony, Centurions Ghost, ed altri tra presenti e dissolti.
La struttura portante è quella di un narco-sludge slabbrato e pachidermico dai contorni oscuri. In aggiunta, le limitate parti vocali sono sviluppate come incrocio tra due diverse impostazioni: l’una tendente al cavernoso e l’altra al lancinante.
Ciò è quanto basta per capire se si è attratti dal genere, notoriamente non adatto a tutti i palati.
Per gli appassionati, possiamo invece aggiungere che gli americani hanno realizzato un concept-album, sostanzialmente una sola, estesa e massiccia suite, spezzettata in vari momenti che si dipanano senza interruzioni. Il risultato è prettamente strumentale, giacché le voci intervengono saltuariamente e con soluzioni molto limitate, uno degli aspetti meno positivi del lavoro. Buone invece le esplosioni monolitiche, metalliche, prodotte da un wall-of-sound di ben tre chitarre, al quale fanno riscontro intensi passaggi ritmici, inserti noise, ed anche atmosfere più dilatate, ossessive, sognanti. E’ indubbio che anche Mastodon, Neurosis, Isis, ecc, hanno avuto il loro peso nella formazione musicale della band newyorkese.
Il disco è un lungo viaggio nei meandri di quello che si può definire perfino prog-sludge, una sorta di ibridazione tra l’heavy più torvo ed ostile e la flessibilità atmosferica delle ispirazioni progressive.
Esperimento interessante, perlomeno come impostazione. Nel complesso, però, il risultato è incerto. Gli Hull sembrano non seguire una direzione precisa, accatastando idee e movimenti in maniera un po’ arbitraria. Forse l’ambizione di presentarsi con una patina di originalità, li ha indotti a strafare. In fatto di tecnica ed attitudine la sensazione è positiva, ma l’album viene appesantito da qualche prolissità ed ermetismo di troppo.
Comunque resta una formazione non banale, di cui tenere conto per il futuro.

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