Copertina 7

Info

Genere:Heavy Metal
Anno di uscita:2020
Durata:51 min.

Tracklist

  1. FATES WARNING
  2. GONE
  3. EVIL WAYS
  4. SMOKE THE SKY
  5. OATHBREAKER
  6. RAT RACE
  7. MONSTER
  8. BORN AGAIN
  9. HOPE
  10. TUNE ATTACK
  11. CATCH ME IF YOU CAN

Line up

  • Pamtera: vocals, guitars
  • Jeff Cunningham; drums, percussions
  • Dennis Cooke: bass
  • Grant Tarapacki: lead guitars

Voto medio utenti

Bell'inizio per gli esordenti canadesi Boneyard, con la scattante "Fates Warning" che si muove lungo coordinate assai vicine alla NWOBHM, già di per se un aspetto più che positivo, a questo si somma poi che la voce della cantante Pamtera (spesso accostabile a quella di Doro Pesch) si adagia alla perfezione alla canzone, donandogli la giusta energia e un bel pathos. E una bella impressione la lascia pure il resto del gruppo, con il lead guitarist Grant Tarapacki autore di una bella prova e pure di un ottimo assolo.

"Gone" e "Evil Wings" non proseguono nella corsa intrapresa dell'opener e mostrano un approccio più hardeggiante ma anche qui la fase solista non lascia spazio a critiche ma solo a complimenti. Con una "Smoke the Sky" a cavallo tra Judas Priest e AC/DC si riprende a spingere sull'acceleratore, e se anche qui il potenziale catchy della cantante della formazione canadese è evidente, lo vediamo esprimersi al meglio sulla lenta ed toccante "Oathbreaker", cui segue una "Rat Race" dove i Boneyard ricercano un approccio più moderno, sia nelle ritmiche sia nelle vocals, senza però riscuotere particolari riscontri, almeno da queste parti. Meglio, infatti, il ritorno all'Hard Rock cadenzato e settantiano di "Monster" e a quello rutilante di "Born Again", con quel suo finale che richiama gli Iron Maiden prima maniera. Con "Hope" le sonorità si fanno più luquide e fumose, così un po' stupisce vederle seguite da un brano semplice e scattante come "Tune Attack", che, senza troppo entusiasmo e convinzione, sembra volerci riportare ai fasti dell'Hair Metal. Infine, chiude l'album la leggiadria di Pamtera sulla catchy e dinamica "Catch Me if You Can", che se negli anni '80 sarebbe stato un singolo vincente, oggi si conferma comunque un bel brano, forse anche il più rappresentativo di tutto questo "Oathbreaker".

I Boneyard sembrano essersi lasciati alle spalle, senza particolari condizionamenti, gli anni passati come cover band, ma sembrano un po' indecisi sulla strada da intraprendere, se rivolgersi ad una sicura e confortevole "riscoperta del passato" (quello cui la copertina di "Oathbreaker" ci aveva portato a pensare) o tentare nuove soluzioni.
Il loro prossimo album ci darà qualche risposta in più.



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Recensione a cura di Sergio 'Ermo' Rapetti

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