Copertina 7

Info

Anno di uscita:2020
Durata:39 min.
Etichetta:Columbia-Sony

Tracklist

  1. REALIZE
  2. REJECTION
  3. SHOT IN THE DARK
  4. THROUGH THE MISTS OF TIME
  5. KICK YOU WHEN YOU’RE DOWN
  6. WITCH’S SPELL
  7. DEMON FIRE
  8. WILD REPUTATION
  9. NO MAN’S LAND
  10. SYSTEMS DOWN
  11. MONEY SHOT
  12. CODE RED

Line up

  • Brian Johnson: lead vocals
  • Angus Young: lead guitar
  • Stevie Young: rhythm guitar, backing vocals
  • Cliff Williams: bass guitar, backing vocals
  • Phil Rudd: drums

Voto medio utenti

13 Novembre 2020, una data da ricordare particolarmente in un anno abbastanza funesto e arido di gioie. C’è qualcuno, infatti, che incurante delle vendite incerte dettate da questo particolare momento storico, decide lo stesso di tirare fuori il suo 17esimo album in 47 anni di onoratissima carriera, certo del fatto che i die-hard fans non si faranno scappare l’occasione di avere tra le mani un supporto fisico del disco in questione (LP in 5 differenti versioni, CD standard e CD deluxe con tanto di scritta luminosa del logo della band ed altoparlanti per ascoltare il singolo “Shot in the dark”). Stiamo parlando, ovviamente, degli AC/DC, che grazie al loro rock frizzante portano un raggio di luce in questo plumbeo mese autunnale.

Quella degli AC/DC è la prova lampante che la leggenda della fenice che rinasce dalle proprie ceneri non è soltanto una favola da raccontare ai propri nipoti dinanzi al camino, ma una solida realtà. Gli ultimi anni sono stati davvero devastanti per la band, e non so quanti avrebbero avuto la forza d’animo di Angus Young per rimettersi in pista con più grinta di prima. Innanzitutto la morte di Malcom, e, come se questo non fosse già abbastanza, i problemi con la legge di Phil Rudd, l’abbandono di Cliff William, per fortuna poi tornato all’ovile (perlomeno per la registrazione dell’album, sembra che non li seguirà in tour, se mai si potranno rifare i concerti dal vivo), e l’abbandono (diciamo così per non dire l’allontanamento) di Brian Johnson per fantomatici problemi di udito. Come detto, lo scolaretto si è rimboccato le maniche, ha rimesso insieme la ciurma, proprio perché in occasione del funerale di Malcom ha incontrato dopo tempo i suoi vecchi compagni di band, ha iniziato a lavorare su brani ai quali aveva già messo mano insieme al fratello prima della sua dipartita, e come per magia ecco tra le nostre mani il nuovo album “Power Up”!

Anticipato da due singoli e da numerose dichiarazioni a mezzo stampa, non si fa certo fatica a dire che questo sia uno dei dischi più attesi del 2020, e non solo dai fans più estremisti, che aspettavano questo momento da ben sei anni, ma anche dai semplici estimatori delle sonorità alle quali ci hanno abituato i canguri in tutti questi anni. Inutile dire che quando una band come gli AC/DC pubblica una nuova fatica discografica, il primo ascolto non è certo per capire come sia evoluto il loro sound, ma semplicemente per tastare lo stato di forma generale. Non vi nascondo che prima di iniziare ad ascoltarlo non nutrivo grandissime aspettative, per una serie di motivi.

Intanto la mancanza di Malcom, da sempre principale songwriter della band. Quanto si sarebbe fatta sentire? Poi perché il singolo “Shot in the dark”, come vuole la tradizione dei singoli estratti da un nuovo album, non mi aveva convinto per niente, in quanto si tratta del brano forse più debole dei dodici presenti. Decisamente meglio sono andate le cose col secondo estratto, “Realize”, che peraltro apre l’album, ma vi assicuro che pur trattandosi di un brano di pregevole fattura, non è neanche qui che dovete cercare se volete trovare gli episodi migliori.

Alla fine, fortunatamente, ho dovuto ricredermi, in quanto si tratta di un buon disco, assolutamente all’altezza della fama della band. Parlandone con amici, come sempre accade quando il nome è così importante, c’è chi si è fortemente schierato e sbilanciato. Da una parte gli entusiasti, che gridano al miracolo e considerano il disco il migliore dai tempi di “The razors edge”, dall’altra i disfattisti che lo liquidano come ‘la solita solfa’. Come sempre la verità è nel mezzo, perché se è vero che, come già accennato, c’è qualche brano più debole, come la già citata “Shot in the dark” o “Through the mists of time” o “Wild reputation”, a dispetto del titolo che mi aveva fatto invece ben sperare, è altrettanto vero che c’è più di un episodio frizzante, come la diabolica “Demon fire” con un Angus scatenato, “Rejection”, il tipico mattone cadenzato “Witch’s spell” o la ruffianissima “Kick you when you’re down”.

Se proprio devo trovare qualche difetto abbastanza evidente all’album, direi che i cori, tornati prepotentemente alla ribalta, non sempre convincono, e che alcuni brani sono troppo brevi. Non perché dovessero durare otto minuti, mica stiamo parlando dei Dream Theater, ma a volta si ha, ascoltandoli, la sensazione che manchi qualcosa, come se questi fossero incompiuti. Anche se il difetto che spicca più di tutti è la mancanza di refrain memorabili che ti tarlano il cervello. Questa volta non abbiamo una “Black ice” o una “War machine”, manca lo spunto fenomenale che fa la differenza.

Alla fine della fiera, però, non è tanto questo l’importante, quanto il fatto che, una band che per molti era già morta e sepolta, ha dimostrato di non esserlo affatto, pubblicando un album che, se dovesse essere l’ultimo della loro carriera (ma ne dubito fortemente), potrebbe essere un più che dignitoso canto del cigno. E non solo, ritrovare Brian Johnson in forma smagliante mi ha fatto enormemente piacere. Con buona pace del buon Axl Rose, che è stato un ottimo sostituto in sede live, e io sono stato tra quelli che hanno appoggiato e approvato la sua candidatura fin da subito, per il nuovo album in studio la sua presenza sarebbe stata del tutto fuori luogo, il posto dietro il microfono può essere di un uomo solo. Così come a continuare a trainare la band non può essere che lui, Angus, che se pure non sarà all’altezza del fratello a livello compositivo, ci regala sempre assoli di pregevolissima fattura e continua ad essere quell’icona immortale del rock che tutti conosciamo ed amiamo.

POWER UP!!
Recensione a cura di Roberto Alfieri

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Ultimi commenti dei lettori

Inserito il 16 nov 2020 alle 23:09

Album onesto, niente di più. Ma io forse faccio poco testo, dato che non sono mai stato un grande estimatore. So che per questo per molti potrei meritare la fustigazione in piazza..

Inserito il 15 nov 2020 alle 00:22

Recensione di Pezza breve e coincisa che condivido pienamente.

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