Copertina 6

Info

Anno di uscita:2020
Durata:49 min.
Etichetta:AOR Heaven

Tracklist

  1. THE FEVER
  2. WITHOUT YOU
  3. IN YOUR HEAD
  4. WEATHERED HEART
  5. HUMAN TOUCH
  6. DARE TO LOVE
  7. FALLING OUT OF LOVE
  8. EARLY WARNING
  9. WE ARE THE FIRE
  10. BEYOND THE LIMIT
  11. HERE WITH YOU

Line up

  • Craig Wells: vocals
  • Howie Little: guitar
  • James Thorley: keyboards
  • Chris Redfearn: bass
  • Ryan Briggs: drums

Voto medio utenti

Più vicino alla scuola scandinava che non a quella britannica, il nuovo lavoro dei mancuniani Atlas dimostra che per competere ad armi pari con i più quotati protagonisti del settore è necessario andare oltre una prova formalmente esente da difetti limitanti.
Parallel love” ci consegna una band piuttosto preparata, che conosce molti “trucchi del mestiere”, ma non riesce a quasi mai a costruire composizioni in grado di superare una notevole superficialità emotiva, principale causa di un suono evanescente e raramente davvero incisivo.
Mescolando Alias, Bad Habit e Bon Jovi (soprattutto per le inflessioni timbriche di Craig Wells, un vocalist non sempre perfettamente a fuoco) i nostri sfornano un programma in cui a prevalere è una certa monotonia, interrotta in maniera abbastanza significativa solo da “The fever”, opener dotata di discreto fascino, “Weathered heart” e “Dare to love”, buone traslitterazioni dell’arte Bon Jovi-esca, “Human touch”, dalla linea melodica pulsante e adescante, senza dimenticare la verve raffinata di “Beyond the limit”, forse in assoluto il frammento maggiormente riuscito dell’intera raccolta.
Altrove, c’è sempre qualcosa che non funziona a dovere, vuoi per l’eccessiva prevedibilità di un refrain, per una costruzione armonica apatica o, come anticipato, per un’interpretazione vocale un po’ troppo “sopra le righe” (vedasi la potenzialmente molto intrigante “Falling out of love”).
Con quello che offre oggi il rockrama melodico, “Parallel love” è da considerare un’uscita nell'insieme dignitosa e tuttavia trascurabile, da consigliare esclusivamente agli inguaribili collezionisti del genere.
Recensione a cura di Marco Aimasso

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