Megaton Sword - Blood Hails Steel - Steel Hails Fire

Copertina 6,5

Info

Genere:Heavy Metal
Anno di uscita:2020
Durata:40 min.
Etichetta:Independent

Tracklist

  1. BLOOD HAILS STEEL - STEEL HAILS FIRE
  2. VERENE
  3. IN THE BLACK OF NIGHT
  4. GENERAL BLOODLUST
  5. WASTRELS
  6. CRIMSON RIVER
  7. SONGS OF VICTORY
  8. THE GIVER'S EMBRACE

Line up

  • Simon the Sorcerer: bass
  • Dan Thundersteel: drums
  • Chris the Axe: guitars
  • Uzzy Unchained: vocals

Voto medio utenti

Da grandi copertine derivano grandi responsabilità.

Con un nome che rimbomba come il tuono e con un artwork bellissimo, gli svizzeri Megaton Sword si affacciano sul mere magum del metallo con il loro primo full length che segue di un anno l'EP di debutto (anch'esso dotato di bellissima cover).

Senza girarci troppo attorno dico che il mio giudizio è: meh.
E mi dispiace moltissimo. Davvero.

Amo il metal classico, epico, guerresco ed è proprio il settore in cui si vanno ad inserire questi ragazzi ma il contenuto, ahimè, si perde un po' troppo. Le canzoni contenute in "Blood Hails Steel - Steel Hails Fire" sono in prevalenza mid tempo marziali, con cantato cantilenante, riff semplici e ripetuti, alcuni momenti solenni, sporadiche accelerazioni. E fin qui tutto bene. Il problema è che adagiandosi spesso su tempi medi, la band non sembra in grado di far raggiungere ai pezzi quel climax necessario per farti urlare col pugno al cielo, non divampano con assoli taglienti e trascinanti, si insinua invece una leggera monotonia e stanchezza all'ascolto.

Obiettivamente ci sono momenti che funzionano bene e sono davvero piacevoli, alcune canzoni sono proprio ben fatte ma, nel complesso, il disco tende ad affossarsi da solo. I brani più veloci, come "Songs of Victory", sono una fotocopia di "The Metal Age" (Hammerfall) tanto che ci si può cantare sopra. Altri pezzi hanno un andamento marziale che ricordano da vicino certe cose dei Manowar. I Megaton Sword, però, non possono contare su un fuoriclasse come Louis Marullo.
Senza parlare delle chitarre che, quando parte un un assolo, hanno l'effetto di una piva soffiata. Cazzo, un bel pezzo come "Verene" mi aspetto che esploda in fase solista, non che mi faccia ridere.
È davvero un peccato perché alcuni passaggi e certi refrain rimangono in testa, ma sono pochini. I Megaton Sword sembrano una sorta di incrocio tra Eternal Champion, Atlantean Kodex, Mannila Road, Manowar, Warlord in tono minore ed hanno bisogno di esaltare quel buono che c'è nei loro brani arrangiandoli meglio per risultare più convincenti. Il cuore c'è, si sente, ma serve uno sforzo in più.
Starò qui ad affilare la mia spada, sperando di sguainarla con il prossimo disco.


Recensione a cura di Francesco Frank Gozzi

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