Copertina 7

Info

Anno di uscita:2020
Durata:30 min.
Etichetta:Sun and Moon Records

Tracklist

  1. CHURCH OF THE ENDLESS ROAD
  2. STOP WATCHING ME
  3. MAKE ME SICK
  4. BEEN SHAVED
  5. DO US PART
  6. WHAT HAVE YOU BEEN
  7. MULTINOUS SKIN
  8. THAT DEVIL
  9. SUICIDE IS ALL I THINK OF
  10. PRAYERS
  11. THE ANNUNCIATION

Line up

  • Matt Horan: vocals/guitar
  • Alex Atienza: guitar/keys
  • Mud: bass
  • David Rodriguez: drums

Voto medio utenti

Mi è capitato spesso, in sette anni di militanza nella gloriosa redazione di Metal.it, di recensire gruppi dal sound fortemente ibrido. Certo che oggi, coi Dead Bronco, ci spingiamo verso lidi sonori che definire contaminati sarebbe eufemistico.
Provate a preparare un cocktail con tre parti di country, due di rockabilly, una di folk, una di punk, mezza di gothic, mezza di black metal. Ora shakerate…
No, no, dove state scappando? Non volete assaggiare il bizzarro intruglio?

Posso comprendere le titubanze; sappiate, comunque sia, che la miscela presente in “The Annunciation” è risultata, a mio gusto, più armonica e piacevole di quanto non mi sarei atteso.
Non parliamo certamente di un prodotto per defenders integerrimi; nondimeno, a respingere al mittente eventuali accuse di rivolgersi in via esclusiva ad un pubblico di hipster -sempre che esistano ancora, scusate se non sono aggiornato a riguardo-, intervengono qua e là partiture contraddistinte da discreta veemenza.
Più in generale, nei solchi del dischetto covano braci di rabbia ed oscurità che avvicinano i Dead Bronco al nostro mondo.

Certo: alcuni brani non sfigurerebbero in una pellicola di Tarantino o in un moderno spaghetti western (penso a “That Devil” e “Do Us Part”, sorta di incrocio tra Johnny Cash, Nick Cave ed i Me and That Man di Nergal); in altri (“Been Saved”) si osserva un approccio snello e nervoso al songwriting, probabilmente in virtù delle influenze punk di cui sopra.
Grazie a “Prayers” e “Stop Watching Me” ci accorgiamo poi che è il buon vecchio Glenn Danzig il principale punto di riferimento dei Dead Bronco, sia a livello compositivo che canoro.

Da ultimo, accatastate perlopiù nella porzione conclusiva del platter, intervengono le derive estreme: la title track si estrinseca in una sfuriata tanto feroce quanto minimale, mentre in “Suicide is all I think of” emerge addirittura un retrogusto atmosferico proprio di certo DSBM… peccato che, almeno in questo caso, la concisione si riveli un limite: qualche minuto in più per far respirare la composizione sarebbe servito.

The Annunciation”, tirando infine le somme, rivelerà ai più open minded un sapore godibile (ma non indimenticabile) e rinfrescante, benché nient’affatto “facile” o zuccheroso.
Se invece non vi scostereste dai classici gin lemon e cuba libre per nessun motivo al mondo, passate serenamente oltre.
Io una sorsata me la concederei…
Recensione a cura di Marco Cafo Caforio

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