Copertina 7

Info

Genere:Guitar Hero
Anno di uscita:2020
Durata:58 min.

Tracklist

  1. BIG DEVIL DATA
  2. WHITE SUMMER
  3. TOO LATE TO SURRENDER
  4. SIN CITY
  5. GOTTA SHOOT YOUR DEVILS DOWN
  6. ASHES TO ASHES
  7. PARADISE
  8. KILL KILL KILL
  9. RISE
  10. STORIES
  11. FROM YOUR MOUTH
  12. SELFISHNESS

Line up

  • Ron Coolen: guitars

Voto medio utenti

Ron Coolen, polistrumentista olandese, rilascia il suo album “Rise”, un lavoro di dodici brani che ospita una bella schiera di musicisti di fama mondiale: George Lynch, Keith St. John, Christopher Amott , Göran Edman, Stéphan Forté, Joey Concepcion, Thorsten Koehne, Chris Clancy, Johannes Persson, Daniël Verberk, Steve Lamb e Sam Walters.

Rise” è un lavoro in pieno stile Hard Rock/ Heavy Metal e si percepisce sin dal primo brano “Big Devil Data” dove troviamo nell’introduzione un riff molto classico, con una chitarra low gain.
Il brano molto scorrevole, eseguito nel più classico dei modi, viene caratterizzato da un assolo ben eseguito, veloce e armonizzato che da quella marcia in più all’andamento del pezzo.
Il secondo brano “White Summer”, uno dei miei preferiti, ha una vena più progressive, con melodie arabeggianti, scali minori armoniche, melodiche, che si intrecciano con tutti gli accenti spostati della batteria, rendendo il tutto molto dinamico.
In generale l’album è ben strutturato, ha una buona produzione e anche la scelta dei suoni è azzeccata, riesce a trasportare l’ascoltatore indietro nel tempo, facendogli rivivere i grandi classici del rock.
Una cosa che mi ha colpito molto di questo lavoro oltre l’aspetto tecnico è la nobile causa che a esso è legata, Ron donerà 1 dollaro a Jason Becker per ogni copia venduta di questo disco.
Jason Becker è un chitarrista statunitense, fonte di ispirazione per tutti noi chitarristi.
Nella sua breve ma intensa carriera da chitarrista raggiunse una grande popolarità nell'ambito della musica virtuosa, ma la sua ascesa venne bloccata dal suo stato di salute degenerante che lo costrinse infine alla paralisi a causa della sclerosi laterale amiotrofica, diagnosticatagli nel 1989.
Anche se non più capace di suonare la chitarra, Becker è tuttora in grado di comporre musica con l'aiuto del computer e con il sostegno di altri musicisti.

Tornando al disco, nell’ottava traccia “Kill Kill Kill” entriamo in un contesto heavy, dove velocità e tecnica dominano, passando per un crescendo ritmico dinamico molto elevato. Il brano eseguito velocità sostenute varia di tanto in tanto con brusche frenate ritmiche.
Le chitarre creano un muro di suono, accompagnate da un drumming veloce e preciso, amalgamando il tutto con un grandioso assolo molto veloce, ricco di tecniche e precisione, passando da plettrate alternate a legati, armonici naturali, artificiali.
Altra cosa che mi ha colpito molto di questo lavoro è “Rise”, la nona traccia del disco, brano strumentale, ma non chitarristico, eseguito completamente con organo e batteria.
In realtà più che brano è un omaggio a Beethoven, infatti è una versione breve e rivisitata del terzo movimento de “Sonata al chiaro di luna”, con qualche variazione sul tema a livello armonico e ritmico, trovando organo e batteria amalgamati alla perfezione, che creano quel giusto equilibrio dinamico.
Proseguendo il viaggio musicale di Ron Coolen , troviamo “Stories” altro brano che merita molta attenzione.
Questo brano molto tecnico, stilisticamente progressive, viene caratterizzato da ritmiche dominanti di batteria e chitarra, ma la cosa che colpisce di più è la parte solista.
Il tema iniziale del solo è molto melodico , parte con un bending lungo e sofferto e prosegue con un crescendo di note che caratterizzano il tutto con un tapping esatonale che esalta tutte le doti tecniche del chitarrista.
Rise è un ottimo disco, ben strutturato e di certo non delude le aspettative degli amanti del genere Hard Rock, anche se le influenze musicali dei diversi generi si sentono, nei musicisti che hanno accompagnato Coolen in questo viaggio.

Tutte le strutture dei brani vengono diversificate e rese uniche dalle parti soliste dei chitarristi presenti, che si alternano tra melodie e tecniche molto complesse e rendono il lavoro molto fluido e non ripetitivo.

Recensione a cura di Francesco Corapi

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