Copertina 7

Info

Genere:Heavy Metal
Anno di uscita:2020
Durata:24 min.
Etichetta:High Roller Records

Tracklist

  1. VIRTUAL HUMANITY
  2. DEAD CITY
  3. MIDNIGHT RYDER
  4. MISTRESS OF DARKNESS
  5. TAKE THE NIGHT

Line up

  • Luke Mils: vocals
  • Adam Thorpe: guitars
  • Jonny Stern: guitars
  • Luke Williams: bass
  • Andy Macknight: drums

Voto medio utenti

"Vol. 2", beh... manco a dirlo è il secondo EP che danno alle stampe gli inglesi Skyryder dopo il "Vol. 1" (vabbè ... ) autoprodotto nel 2018 e poi ristampato dalla High Roller Records, che li ha messi, giustamente sotto contratto.
Guardando ai natali del gruppo, e anche alle loro pose a mise ottantiane, il primo pensiero va alla New Wave Of British Heavy Metal, quando poi le prime note escono dagli speaker, il tutto si rafforza.
Infatti, "Virtual Humanity", dopo una breve incipit acustico è una bella scarica di energia che ripercorre il cammino intrapreso, tra i tanti, dai connazionali Dark Forest o gli statunitensi High Spirits, e scopriamo gli Skyryder allargare i propri orizzonti proprio oltre oceano, dalle parti dei The Lord Weird Slough Feg e Jag Panzer fino agli Iced Earth. Questi ultimi non citati a caso, perché nella seguente "Dead City", oltre ad immergersi negli Eighties ci si rende conto di come Luke Mils possa ricordare, e non poco, Matt Barlow. E se il cantante è autore di un'ottima prova, ancora meglio fanno i due chitarristi, Adam Thorpe e Jonny Stern, e per convincersene basta assistere a come si intrecciano su "Midnight Ryder", brano dove gli Skyryder evocano i Jag Panzer, ma che non cerca soluzioni ardite e bada al sodo, lasciando proprio a Thorpe e Stern il compito di fare la differenza. "Mistress of Darkness", con quel suo approccio ancora più vintage, mette in mostra tutte le qualità degli Skyryder e si segnala come l'episodio più rappresentativo dell'EP. Non che "Take the Night" faccia male il suo compito nel far calare il sipario sulla scena, tutt'altro, le chitarre danno delle belle rasoiate a destra e a manca, e Luke Williams e Andy Macknight pestano come due fabbri, e i nostri non si fanno mancare nemmeno quel breve momento di quiete che fa da preludio a un finale pirotecnico.

Se il songwriting si accompagnasse sempre a braccetto con la verve e la vitalità che gli Skyryder riescono a esprimere a livello chitarristico, con questo EP avrebbero fatto il botto invece di aver realizzato "solo" un discreto lavoro. Credo abbiano dalla loro larghi margini, e possibilità, di miglioramento. Chissà, magari hanno solo tenuto da parte il meglio per l'inevitabile full length d'esordio.


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Recensione a cura di Sergio 'Ermo' Rapetti

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