Copertina 7

Info

Anno di uscita:2020
Durata:35 min.
Etichetta:Argonauta Records

Tracklist

  1. LOST IN SPACE (FEAT. KRISTALLO)
  2. ALCOHODYSSEY PT.1 (THE SPACE ADVENTURES OF THE HOPSHUNTERS)
  3. DIE ALONE
  4. SUNDAY OF THE LIVING DEAD
  5. SPACE TRAMPS
  6. I WANT TO BELIEVE
  7. ALCOHODYSSEY PT.2 (THE GREAT ESCAPE FROM BIKINI PLANET)
  8. STEAM ROAD
  9. INTERSTELLARIS 0042
  10. FLASH GOLDON (FEAT. NIKO FROM OWN PAW THEE DIE)
  11. ARCADE MOOD (FEAT. KRISTALLO)

Line up

  • Tomi Versetti: vocals
  • Manuel "il Bello" Bordon: guitar, vocals
  • Michael Deon: bass
  • Davide Tonin: drums

Voto medio utenti

I vicentini Blutbad esordiscono col primo full-lenght per Argonauta Records. Nati intorno al 2016, l'anno successivo hanno realizzato il loro primo Ep "Extrarock", dove mettevano già in evidenza le loro attitudini principali: il rock grezzo e rumoroso, l'alcol e le tematiche fantascientifiche, ma sul genere ironico e sballato del tipo "Guida galattica per autostoppisti" di Douglas Adams.
Tutto ciò lo ritroviamo in questo album, a partire dalla cover fumettosa in stile Marvel/Star Wars da sbronza padana. Non fatevi ingannare dall'introduttiva "Lost in space", una bizzaria electro-dance da videogioco anni '80 (che si ripeterà anche in coda al disco), perchè non ha nulla a che fare con tutto il resto. Il sound della band è muscolare, torrido, cafone e molto aggressivo. Dirty-rock, urgenza heavy, una spolverata di punk e di stoner, una corsa a perdifiato tra riff saturi, ritmiche battenti ed attitudine live. Qualche brano mi ricorda l'assalto primitivo e distruttivo degli Airbourne ("Steam road", "Sunday of the living dead"), rock sporco e distorto ad alto tasso di adrenalina, altri hanno un retrogusto Motorheadiano ("Alcohodyssey pt.2", "Interstellaris 0042") sia per il tiro metallico che per le vocals rauche ed alcoliche di Tomi Versetti. In altri frangenti sembra prevalere la compulsività stoner ("Alcohodissey pt.1"), grazie ad un tiro massiccio e slabbrato, oppure una feroce immediatezza punk con cori da battaglia ("Die alone"), ma troviamo anche un episodio sofferto e drammatico alla Red Fang/Sahg come "I want to believe", sul genere post-stoner/post-rock, a dimostrazione che la formazione veneta possiede la capacità di esplorare territori musicali diversi.
Prova positiva, forse da focalizzare maggiormente. Però c'è grande energia e la cattiveria del rock più viscerale e genuino. Sicuramente i Blutbad sono una band da tenere d'occhio per il futuro.

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