Miksha - Collect Your Hazardous Waste

Copertina 9

Info

Anno di uscita:2006
Durata:54 min.
Etichetta:Anticulture
Distribuzione:Breed Promotion

Tracklist

  1. LOCOMOTIVE
  2. REFLECT, CONCLUDE, RETURN
  3. BEAUTIFUL WAR
  4. CONSEPT BI POLAR
  5. WHAT FIGHT
  6. WIN/WIN
  7. FIRST IN LINE
  8. BEHIND THE SCENES
  9. SO SOLID
  10. THE HUNGER
  11. THE COOP
  12. SEDATED

Line up

  • Fritz Pettersen: vocals, bass
  • Tor Åge Ballo: guitars
  • Mathis Mathisen: guitars
  • Kim Johansen: drums

Voto medio utenti

Debutto per i sorprendenti norvegesi Miksha, band di industrial metal proveniente da Trondheim che sta raccogliendo ampi consensi in tutta Europa, ed il perché è presto detto.
La band crea un eccitante e roboante mix di metal e industrial, con divagazione nella techno, nella ebm, nei moderni patterns del metalcore, con una produzione cristallina e una qualità compositiva davvero elevatissima.
Vengono in mente svariate bands, a partire dai Pitchshifter, passando per Kovenant, Misery Loves Co. e Rammstein, per finire a bands come Static X (quelli meno tamarri) e soprattutto i Substance D di “Addictions”.
Stupisce la proprietà della band di creare strutture convincenti senza mai cedere all’easy listening. L’iniziale “Locomotive” tiene fede al proprio nome, e parte sparata come un treno, chitarre dall’incedere granitico, muri sonori distorti di patterns ritmici ed elettronica algida, ed è solo l’inizio di un disco avvincente. Nell’impossibilità di citarle tutte mi piace comunque sottolineare “Beautiful War”, dove il dinamismo della band assurge a state-of-art grazie agli inserti elettronici, “What Fight”, altro pezzo mastodontico che perfora il cervello a colpi di maglio, “First In Line”, convulso esempio di metallo industriale della miglior sorta e la schizofrenica e rabbiosa “The Hunger”, dove il singer Fritz Pettersen mostra una cattiveria davvero inusitata fino a quel momento.
C’è poco altro da dire se non che i Miksha hanno dato vita ad un disco con un sound semplicemente imponente, rimpolpando la tradizione industriale europea, rileggendo le radici del genere, ammodernandole, ma al contempo restando legati alla tradizione. Questa band farà tanta strada, perchè attualmente sono poche le bands che possono permettersi di suonare in questo modo, componendo queste canzoni. Tanto eccitanti quanto devastanti.
Recensione a cura di Luigi 'Gino' Schettino

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