Copertina 7

Info

Anno di uscita:2019
Durata:57 min.
Etichetta:Frontiers Music

Tracklist

  1. LITTLE JANIE
  2. BREAK THESE CHAINS
  3. NEVER AGAIN
  4. SAVE GOODBYE
  5. TAKE ME AWAY
  6. ONE NIGHT ONLY
  7. WISH
  8. SAID AND DONE
  9. FAIRYTALE
  10. DON’T COUNT ME OUT
  11. NOTHING TO FEAR
  12. NO WAY BACK
  13. ARE YOU WITH ME
  14. BURN
  15. SAVE GOODBYE (ACOUSTIC - BONUS TRACK)

Line up

  • Tom Quick: vocals
  • Lexi Laine: guitar
  • Izzy Trixx: guitar
  • Gaz Connor: bass
  • Davide Drake Bocci: drums

Voto medio utenti

In un universo, quello dell’hard melodico, pieno di “dinosauri” in ottima forma, è veramente difficile per un gruppo giovane cercare di emergere, magari provando in qualche modo a “svecchiare” un suono che in realtà spesso prospera proprio in virtù della sua fedele aderenza alla tradizione.
Non si può, dunque, non plaudere istintivamente chi, come i nostri The Brink, decide d’intraprendere questa strada irta e rischiosa, nello specifico solcata mescolando sonorità “classiche”, pop-punk e radio-rock contemporaneo.
Ascoltando “Nowhere to run”, il primo full-length degli inglesi, mi sento di affermare che il nobile tentativo di distinguersi nel marasma della discografia attuale appare, però, riuscito solo a metà, in quanto un po’ incostante negli effetti emotivi e lievemente troppo lezioso in alcuni passaggi musicali.
Insomma, nonostante una notevole padronanza degli strumenti, una voce mordace ed energica e una certa cultura, la band britannica evidenzia alcune lacune nel comparto compositivo, un aspetto piuttosto evidente fin dall’openerLittle Janie”, intrigante e tuttavia alla lunga abbastanza evanescente fusione tra Skid Row, Poison e Sum 41.
La grinta e il coro infettivo di “Break these chains” acuiscono il grip emozionale e anche la bella “Never again” finisce nell’elenco delle menzioni d’onore, in virtù di una gestione più oculata e seduttiva delle diverse sfumature stilistiche.
La ballatonaSave goodbye” (presente anche in versione acustica), non lontana dalle atmosfere care ai Manic Street Preachers, sconta qualche eccesso di sdolcinatezza, reiterato anche nella successiva “Take me away” e poi spazzato via dalla potente “One night only”, un intenso numero di hard-blues in cui far felicemente convivere Def Leppard e Black Stone Cherry.
Tre godibili brani dagli sviluppi melodrammatici intitolati “Wish”, “Are you with me” e “Nothing to fear”, allettano in buona misura e si combinano egregiamente con l’aggressione sensoriale della potente “Said and done” (una specie di Gn’R meets Offspring), della punkeggianteFairytale” e della melodia graffiante di “Don’t count me out”, mentre, dopo la solamente sufficiente “No way back”, tocca a “Burn” piazzare l’ultima scossa del disco, equamente ripartita tra rabbia e malinconia.
Non rimane, infine, che accogliere con benevolenza il lavoro dei The Brink, ancora un po’ ingenuo e perfettibile in taluni sincronismi espressivi, eppure degno della considerazione e del sostegno che si dovrebbe riservare all'esuberanza e “all'incoscienza” di tutti quelli che non si accontentano di celebrare pedissequamente la “storia” del Rock n’ Roll.
Recensione a cura di Marco Aimasso

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