Copertina 6,5

Info

Genere:Heavy Metal
Anno di uscita:2019
Durata:53 min.
Etichetta:Sleaszy Rider Records

Tracklist

  1. BURNT TO THE GROUND
  2. NEVERMIND TOMORROW
  3. ONE DAY
  4. INFINITE GRACE
  5. MEDICINE TREATS NO LIES
  6. CURE FOR THE LONELY
  7. UNCOMMON FAITH
  8. BACK ON TRACK
  9. UNIVERSE OF MY HEAVEN
  10. CRIMSON LINES
  11. CHASE THE SUN
  12. INGENIOUS CARE
  13. DANGEROUS GIRLS
  14. PARANORMAL STAR
  15. ALONE IN THE DARK

Line up

  • Al Bolo: bass
  • Andrey Ind: vocals
  • Alexander Motor: guitars
  • Danny D: drums
  • Coroner: drums
  • Igor Arbuzov: guitars
  • Tony: bass
  • Dmitry Rubanovsky: guitars

Voto medio utenti

Uhm... a volte rimango indietro numerosi dischi, anni, e mi rendo conto che il tempo passi come un lampo anche se mi pare ieri.

Avevo lasciato i russi Grenouer a suonare una sorta di death metal epico e rallentato, tipo Bolt Thrower, premo play sul lettore e parte un qualcosa con coretti in fade-in che lì per lì mi paiono i Linkin Park, poi arriva una chitarrina leggera leggera, tastiere melodiose ed un metalcore leggerino poppettino con voce semifiltrata.

Stoppo tutto, "forse mi ricordo male, oppure non sono i Grenouer russi". Invece sono proprio loro, quelli del death metal cadenzato. Solo che nel frattempo sono passati appena 15 anni ed i nostri hanno deciso di cambiare "leggermente" direzione musicale, in quale verso l'ho già detto.

Mi riprendo dallo scoramento (ma puo' una band death metal mettersi a suonare questa sorta di alternative rock melodico? mah...) ed inizio l'ascolto serio di questo "Ambition 999", nono album pubblicato dal quartetto di San Pietroburgo.

15 brani, quasi 60 minuti, termino l'ascolto e non so sinceramente cosa scrivere, ed è una delle prime volte in 23 anni che faccio questo "lavoro".
Rimetto su il cd e penso a questi ragazzi, con mille difficoltà, nell'Unione Sovietica disciolta che provano ad emergere, prima con rabbia e poi chissà magari con le prime soddisfazioni...che poi magari sono miliardari figli e nipoti di Putin, girano in Porsche e la parte più dura della giornata arriva la sera quando devono decidere se portarsi a letto Anna Polina o Aletta Ocean...o tutte e due.

Tralasciando le mie immaginazioni, il rock alternativo proposto dai Grenouer fa quello che deve fare: ha la sua melodia, è accessibile a chiunque, presentando una "finta" distorsione che fa effetto ma non disturba le masse, la voce di Andrey Merzlyakov è effettata quanto basta per essere sufficientemente piacevole, seppure un po' nasale, ci sono i coretti pop...insomma le componenti per una musica non dico proprio "usa e getta" ma certo dal grande appeal commerciale, in senso non proprio elevato del termine, sono tutte presenti e sarei un bugiardo se non dicessi che ogni tanto qua e la' non mi fossi ritrovato a battere il tempo col piede: anzi, sono convinto che nei locali più di una di queste canzoni farebbero ballare molta gente.

Ogni tanto c'è qualche pezzo che ha una parvenza decisamente più heavy metal, come "Infinite Grace" ma dura poco e si ritorna presto nel rock di ampia presa dei "nuovi" Grenouer: talvolta mi trovo a sorridere poichè penso "ehi caspita questo pezzo assomiglia a qualcosa di...di..." e poi dopo qualche secondo realizzo che si tratta di brani anni '80 famosi di Duran Duran, tipo "The Reflex"...ed insomma, avete capito oggi dove puntano i Grenouer.

E pensare che io ero rimasto a "Presence with War", andatevelo a cercare su Youtube e capirete il perchè del mio sconvolgimento.

Detto questo, non voglio stroncare "Ambition 999", se la band ha deciso di cambiare totalmente ambito mantenendo invariato il monicker per una volta lo rispetterò. Ed in generale forse sono più riusciti oggi che come la mediocre band death metal di una volta.

Magari una durata inferiore - una decina di brani erano più che sufficienti - avrebbe giovato al giudizio finale ma in ogni caso se siete in cerca di sonorità di facile ed immediata presa per ballare in un night club e poi portarvi a letto una bella russa, i Grenouer odierni potrebbero fare al caso vostro.

Recensione a cura di Gianluca 'Graz' Grazioli

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