Copertina 7

Info

Genere:Black Metal
Anno di uscita:2019
Durata:74 min.
Etichetta:Shadow Records

Tracklist

  1. KING OF KINGS, LORD OF LORDS
  2. CHANT OF GOLGOTHA
  3. EPITOME I: BOTTOMLESS INFINITE
  4. SANGUINEM
  5. EPITOME II: THE AMRITA OF VILE SHAPES
  6. RELICS OF ELOHIM
  7. 777: THIRD WOE
  8. SHEM HA MEPHORASH

Line up

  • Mishbar Bovmeph: guitars, bass, vocals
  • Mashkelah M'Ralaa: vocals
  • N. Tengner: vocals
  • Tephra Brabeion: drums

Voto medio utenti

Il nuovo album degli svedesi Mephorash, il loro quarto, è decisamente troppo.

Troppo pomposo.
Troppo sinfonico.
Troppo prolisso.
Troppo mistico.
Troppo.
In realtà è anche interessante. A tratti, lunghi tratti, ma lo è.

L'evoluzione del gruppo di Uppsala è stata costante nel corso degli anni, tanto che paragonare i loro primi album con quello che invece suonano adesso risulta esercizio praticamente impossibile, tanta e tale è la differenza che saremmo in grado di cogliere.
Il particolare mix di black metal, doom, musica ritualistica e atmosfere esoteriche che propongono oggi i Mephorash niente ha a che fare con gli esordi e, sebbene i Nostri ce la mettano tutta, va anche detto che tale miscela non risulta nemmeno troppo originale.
Immaginate, infatti, gli ultimissimi, bombastici, Behemoth, aggiungeteci la proposta nera di gente come Nightbringer e Hetroertzen per avere una idea molto precisa di cosa ascolterete all'interno di "Shem Ha Mephorash", un album lunghissimo, parliamo di ben 75 minuti di musica per soli 8 brani, pieno di riferimenti cabalistici ed occulti (date anche un occhio al look del gruppo)
Immagine
cadenzato nel suo incedere pachidermico, sebbene non manchino anche parti più veloci in blast beats, dal peso insostenibile e dalle melodie monastiche.
Più che un vero e proprio album di musica, "Shem Ha Mephorash" risulta essere un lungo rituale religioso officiando il quale i Mephorash spingono, troppo ovviamente, su tutto ciò che è contorno (leggi: cori, invocazioni, torture vocali, zolfo, pomposità e quant'altro) piuttosto che concentrarsi sulla musica "vera e propria" rendendo, di fatto, l'ascolto molto impegnativo, a volte sinceramente tedioso, e non riuscendo, quasi mai, a scrivere delle "semplici" canzoni.

Nonostante tutto questo, come accennavo in alto, l'album è affascinante.
Diverse melodie sono, obiettivamente, indovinate e di sicuro effetto, soprattuto grazie ad un uso intelligente dei pattern di chitarra, e, se si rinuncia alla immediatezza e ci si concentra in ripetuti ascolti, sarà facile perdersi all'interno di un album lascivo, maligno e vagamente "pericoloso".
Certo, resta la spiacevole sensazione che tutto sia costruito a tavolino (del resto i Behemoth insegnano) e che la musica dei Mephorash sia vera come il buonismo di tanti radical chic dei giorni nostri, tuttavia sarebbe scorretto bocciare un album comunque complesso, ambizioso nelle musiche come nei testi, ricco di lavoro "dietro le quinte" e, in varie occasioni, realmente d'effetto.
Il mio giudizio, lo avrete intuito, si orienta verso una sufficienza più che abbondante che si scontrerà con i molti che, invece, troveranno "Shem Ha Mephorash" un mezzo capolavoro: non pretendo certo di avere ragione e vi consiglio, quindi, di ascoltare l'album, più e più volte, e di farvi una vostra idea.
Poi mi farete sapere.
Recensione a cura di Beppe 'dopecity' Caldarone

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