Copertina 7

Info

Anno di uscita:2019
Durata:39 min.
Etichetta:Metal Blade Records

Tracklist

  1. HOSTILE DEFIANCE
  2. RAPTOR
  3. CARNAGE RIDER
  4. DUST EATER
  5. KING'S END
  6. DESCENT
  7. TRAPPER
  8. THE ORDER OF SHADOWS
  9. VERTICAL VIOLENCE
  10. SPLINTER

Line up

  • Mem Von Stein: bass , vocals
  • Ray Mensh: guitars
  • T. Schiavo: bass
  • Matthias Kassner: drums
  • Marc Bräutigam: guitars

Voto medio utenti

Dopo il seminale “Possessed By Fire”, del 1986, e il dimenticato (ma bellissimo) “Rising From The Sea” del 1987, gli Exumer nel 1989 si sciolgono, per poi tornare dopo 25, nel 2012, con un nuovo album, “Fire & Damnation”. Titolone altisonante per i thrasher tedeschi, che ha puntato ancora una volta i riflettori sulla loro musica. Sicuramente una valida uscita, seguita nel 2016 da “The Raining Tides”, altrettanto distruttivo e d’impatto. Dopo questo breve ripasso di storia questo nuovo “Hostile Defiance”, dal bellicoso titolo, come loro stessi dicono, com’è?
Assolutamente un pugno nello stomaco, cattivo, arrabbiato, bello.
Anche sta volta la ciurma di Mem V. Stein, vocalist storico, piazza un ottimo album di speed/thrash curato, preciso, tagliente e che non lascia scampo.
In “Hostile Defiance” si parla principalmente di malattia mentale nei testi, per esempio in “Raptor” si parla di depressione, passando per i vari gradi di tristezza, isolamento e letargia. In “Trapper” si racconta della storia del protagonista affetto da schizofrenia, con relative allucinazioni dove vede demoni che lo costringono a sottomettersi alla malattia e così via…
Anche, anzi, soprattutto dal punto di vista prettamente musicale questo è un album che risulta fresco e differente dal precedente “The Raining Tides”, nei suoni e nel modo di scrivere le canzoni, se nel primo raramente ci sono cori nel ritornello nel secondo invece ce ne sono diversi, se nel primo la batteria e le chitarre si sentono in un modo diverso, maggiore e più aggressivo, nel secondo si sente questa produzione come se avesse il freno a mano tirato un po’ troppo su alcune scelte. Forse “Hostile Defiance” è più semplice e diretto rispetto al predecessore, ma non necessariamente è una nota negativa, anzi secondo me arricchisce la pubblicazione.
In conclusione, consiglio questo album? Si. Un si detto da un incallito thrasher legato al suono, all’atmosfera e all’enfasi degli anni ‘80 (quando nemmeno era nato).
Recensione a cura di Carlo Masoni

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