Copertina 6,5

Info

Anno di uscita:2019
Durata:34 min.
Etichetta:Time To Kill Records

Tracklist

  1. ZENIT
  2. WRAITH
  3. ABOVE AND BELOW
  4. CROW'S PERCH
  5. KING OF LIES
  6. THE PROPHECY
  7. BLACK PAPER
  8. NADIR

Line up

  • Federico Fracassi: vocals
  • Andrea Pedruzzi: bass, growls
  • Simone Prudenzi: guitars
  • Daniele Carlo: drums

Voto medio utenti

Negli ultimi tempi si sta sviluppando un tipo di progressive metal assai diverso da quello tradizionale, del resto non potrebbe essere altrimenti considerando che si sta parlando di un genere che, per definizione, non rimane mai statico, ma tende sempre ad esplorare nuovi territori e soluzioni musicali, come quella adottata dai “nostrani” ZENIT, che con “Black Paper” dato alle stampe tramite la “Time To Kill Records”, fanno il proprio ingresso nel mercato discografico che conta.
La proposta della band italiana consiste, come si diceva, in un prog moderno, basato più che sulla tecnica, come avveniva in passato, sulla compattezza delle strutture musicali che affondano le loro radici nel djent e su ritmiche irregolari che spezzano di continuo l’andamento dei brani, creando nuovo pathos, a cui contribuiscono anche le atmosfere create dalle linee melodiche e vocali, sia pulite che gutturali.
Tali caratteristiche appaiono evidenti in tutte le 8 tracce che compongono l’album, anche se non mancano chiaramente gli elementi tradizionali che hanno reso celebre il genere, come nella opener “Zenit”, dove si apprezza l’ottimo lavoro della chitarra e le melodie accattivanti del refrain che fanno presa sull’ascoltatore. Vecchio e nuovo convivono in maniera del tutto naturale nelle successive canzoni, dalla solida “The Wraith” all’elegante “Above And Below”, passando per la camaleontica “Crow’s Perch” dolce ed aggressiva al tempo stesso, in costante evoluzione, come ci insegna la tradizione progressive. La band si dimostra poi particolarmente eclettica e sembra addirittura divertirsi a mescolare elementi quasi rockeggianti, con chitarre dal suono pulito, con altri più estremi, rappresentati non solo dai riffs, ma anche dal cantato in growl, lo si può notare in “King Of Lies” ma anche nella title-track, non manca poi comunque qualche “sfuriata tecnica” come nella conclusiva “Nadir”, pezzo in cui sul finale, la chitarra si lancia in un assolo veloce e convincente.
Gli Zenit tutto sommato, hanno sfornato un buon album, e soprattutto non sono incappati nelle trappole che solitamente riserva il tortuoso sentiero del progressive metal a tutte le band che decidono di percorrerlo, non essendo caduti nel pericolo di voler somigliare forzatamente a qualche grande gruppo del passato, come accade a tanti altri, ma cercano di esprimere la propria personalissima identità. Certo, forse qualche tecnicismo in più non guasterebbe, personalissimo parere per carità, tuttavia la proposta della band è apprezzabilissima e, se proprio bisogna trovare delle somiglianze, richiama vagamente quella dei gallesi “Malum Sky” già recensiti in questa sede.

Recensione a cura di Ettore Familiari

Ultime opinioni dei lettori

Non è ancora stata scritta un'opinione per quest'album! Vuoi essere il primo?

Ultimi commenti dei lettori

Non è ancora stato scritto nessun commento per quest'album! Vuoi essere il primo?
Queste informazioni possono essere state inserite da utenti in maniera non controllata. Lo staff di Metal.it non si assume alcuna responsabilità riguardante la loro validità o correttezza.