Copertina 7,5

Info

Genere:Black Metal
Anno di uscita:2018
Durata:37 min.
Etichetta:Sons of Hell Prod.
Distribuzione:/

Tracklist

  1. NOSTALGIA DE LUZ MUERTA
  2. APOTEOSIS FALLIDA
  3. LA FORTUNA DE CAER EN UNO MISMO
  4. LA SOFOCANTE CUALIDAD MIGRATORIA DEL INSTANTE
  5. DEIDADES DEL DIFUNTO
  6. ESPIRITUALIDAD ACéFALA
  7. ADICTOS A LA ILUSIóN DEL SER

Line up

  • Dreignor: bass, vocals
  • Funeris: drums
  • Ventriz Grimorium: guitars, vocals, keyboards

Voto medio utenti

Oggi nevica, clima ideale per recensire un disco di vecchia scuola black metal.
Ma questo album proviene da uno stato che nessuno, o per lo meno pochi, crederebbero come fucina di formazioni di tal genere estremo.
Perché, udite udite, questo album proviene dall’Argentina; si, avete capito bene, il trio è al secondo disco e sforna un album nel solco della tradizione più oscura, ossianica e non priva di una certa melodia.
Nostalgia de luz muerta”, ci apre le porte oscure con uno scream acido e chitarre gelide e blast beats.
Una voce pulita salmodiante ci prepara all’aggressione dello screaming e al riffing dal taglio epic/black metal; i tempi sono cadenzati ma con sfuriate dal taglio estremo e selvaggio con una coda finale che è atmosfera oscura pura e profuma di seventies per certi versi.
La titletrack è un mid tempo sorretto da riffing minimali ma con melodie di taglio oscuro e il cantato in lingua madre rende ancora tutto più affascinante sia in toni puliti che scream.
C’è un vago profumo di primi Rotting Christ per saper alternare tempi più veloci e selvaggi a parti più cadenzate ma con una melodia di fondo.
La produzione è volutamente un po’ sporca per dare ancora più climax al disco e ci sono anche delle tastiere a dar manforte ai nostri.
La sofocante cualidad migratori”, è un brano cadenzato, con riffing che intrecciano trame melodiche oscure e il basso ben presente.
Lo screaming è acido e alto; ci sono anche cambi di tempo in accelerazione brevi ma che spezzano la lenta marcia funerea.
C’è da dire che il terzetto argentino con semplicità sa creare delle atmosfere oscure, melodiche e morbose.
La conclusiva “Adictos a la ilusion de ser”, è un attacco a testa bassa veloce, selvaggio con riffing nerissimi e freddi.
Lo screaming è alto e doloroso e concorre a rendere ancora più selvaggio il tutto; ci sono anche cambi di tempo più ragionati e parti atmosferiche dove riff melodici e voce salmodiante sembrano celebrare un culto mortifero e senza speranza.
Un disco che non sarà di certo innovativo, ma bisogna dare a Cesare quello che è di Cesare, perché il trio sa evocare atmosfere oscure, maligne ma non prive di una certa melodia antica.
Recensione a cura di Matteo Mapelli

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