Ancient Bards - Origine (The Black Crystal Sword Saga Part 2)

Copertina 6

Info

Genere:Heavy Metal
Anno di uscita:2019
Durata:55 min.
Etichetta:Limb Music

Tracklist

  1. ORIGIN
  2. IMPIOUS DYSTOPIA
  3. FANTASY'S WINGS
  4. AUREUM LEGACY
  5. LIGHT
  6. OSCURITÀ
  7. TITANISMO
  8. THE HOLLOW
  9. HOME OF THE REJECTS
  10. THE GREAT DIVIDE

Line up

  • Martino Garattoni: bass
  • Daniele Mazza: keyboards
  • Claudio Pietronik: guitars
  • Sara Squadrani: vocals
  • Federico Gatti: drums
  • Simone Bertozzi: guitars

Voto medio utenti

Quarto album in quasi dieci anni per i riminesi ANCIENT BARDS che giungono a questo "Origine" ancora una volta per la Limb Music; "Origine" che rappresenta la seconda parte del loro debutto del 2009 "The Black Crystal Sword Saga Pt.1" che in effetti ben si prestava a nuovi episodi e storie di prosecuzione.

A dirla con tutta sincerità non sono mai stato in grado di esaltarmi con il power metal sinfonico-orchestrale degli Ancient Bards, molto debitore com'è ovvio che sia dei Rhapsody, ma senza possederne la classe, la potenza e la creatività della band di Turilli, o perlomeno quelle qualità palesate nei primi album.

Anche la presenza vocale per una formazione che suona power mi lascia perplesso, dato che Sara Squadrani ha sicuramente una buona vocalità ed un bel timbro ma manca troppo di potenza e di esplosività, come sul finale dell'opener "Impious Dystopia" (dopo l'immancabile intro cinematografica) dove sembra presentare una difficoltà ad imporsi sulla scena. In generale i gorgheggi della Squadrani sono sin troppo delicati ed eterei e questo contribuisce al fatto che i brani non riescano ad affondare il colpo.

E' questo il problema di "Origine" che di fondo rimane un disco sì godibile e melodico ma fin troppo inoffensivo: poco potente per essere power, chitarre piuttosto sotto e nascoste, non c'è alcun furore epico, tutto suona molto leggero, ai limiti del pop, ed anche i brani teoricamente più tirati tipo "Oscurità" hanno un mood che a mio avviso non ha nulla a che fare con un gruppo heavy metal, nonostante doppia cassa e voce in growl piazzata un po' a casaccio.

"Titanism" è uno dei pezzi migliori del disco, peccato che abbia un attacco fotocopia di "Ancient Forest of Elves" di Luca Turilli... e purtroppo tra tutte le peculiarità solo quello.

Insomma, un disco decente (ed a tratti anche molto noioso) di melodic a tratti symphonic metal ma con tutto il bene e la stima per questi ragazzi, che peraltro sciorinano una preparazione ed un livello tecnico di livello, non riesco sinceramente a capire dove sia la "potenza" di cui tutti i recensori parlano, visto l'approccio molto light e le continue e superflue orchestrazioni che, come sull'insopportabile "The Hollow", non fanno altro che ammosciare il tutto a livelli siderali. Immaginate la suite finale "The Great Divide" di 15 minuti, praticamente la colonna sonora di un film: bella quanto volete ma... stessa inutile prosopopea dei peggiori Nightwish, Blind Guardian e compagnia cantante di quando si ostinano ad anteporre orchestrazioni, vocine, voglia di stupire, sinfonie, cori e quant'altro.

Ovviamente non sarà il giudizio del singolo a cambiare il pensiero dominante della massa e la direzione della moda attuale ma l'heavy metal è decisamente un'altra cosa.



Recensione a cura di Gianluca 'Graz' Grazioli

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