Copertina 6,5

Info

Anno di uscita:2006
Durata:55 min.
Etichetta:Atenzia
Distribuzione:Frontiers

Tracklist

  1. WHAT DO YOU WANT FROM A MAN
  2. ALRIGHT PEOPLE
  3. WHERE DO YOU GO
  4. SOUL EARTH SKY
  5. JUST THE THOUGHT OF YOU
  6. MERCY
  7. MONA LISA SMILES
  8. WAITED FOR ME
  9. LOST AMONG THE LEAVES
  10. IF
  11. CHANGES
  12. ISN'T THAT GREAT
  13. I DON'T WANT YOU
  14. NEW WORLD

Line up

  • Russell Arcara: vocals
  • Charlie Calv: piano, organ, synths
  • Stephen DeAcutis: bass, guitar, drums, sequencing

Voto medio utenti

Quando mi è stata affidata l'analisi di questo Cd dei The Way, la mia reazione, volendo usare un eufemismo, è stata decisamente "fredda": gruppo dal nome sconosciuto e una cover abbastanza anonima o comunque sicuramente non incredibilmente attraente.
Forse solo un titolo come "Frequency of spirit" poteva stimolare una qualche curiosità e poi, bam! la sorpresa inaspettata e "l'ansia d'ascolto" che aumenta magicamente raggiungendo repentinamente i livelli di guardia, tutto a causa della lettura della line-up del gruppo che annovera tra le sue fila Charlie Calv, preziosa tastiera degli ottimi Shotgun Symphony (ma anche Bronx Casket Co., Skin Tag, ...) e, soprattutto, Russell Arcara, la fenomenale voce dei Surgin e colui che, sostituendo Dean Fasano in seno ai Prophet, incrementò ulteriormente la dotazione di fascino e vitalità della band, contribuendo a realizzare quello strepitoso "capitolato" di heavy metal melodico non scevro da magniloquenza, denominato "Cycle of the moon". Quando finalmente il Cd trova la più che confortevole collocazione all'interno del deck del suo lettore, i "vecchi" fans dei Prophet e dei migliori Shotgun Symphony non potranno che essere un po' delusi: quello che esce dagli speakers ha ben poco a che vedere con quelle favolose esperienze e si avvicina prepotentemente a quel "radio rock" americano che ha fatto la fortuna di Tonic, Train, Matchbox Twenty, Goo Goo Dolls & C. muovendosi, insomma, tra energia delle chitarre e attitudine pop, inserite in arrangiamenti raffinati e levigati, assecondati, inoltre, da una produzione decisamente appropriata.
Talvolta sembra quasi anche di sentire certi richiami ai Bon Jovi più "morbidi" e "ricercati", e chissà che il vivere nel New Jersey e avere tra i collaboratori "esterni" della band un bassista che si chiama John Bongiovanni (apparentemente senza gradi di parentela con il suo famoso omonimo) abbia in qualche modo influenzato lo stile dei nostri (ma ricordiamo che già ai tempi dei Prophet si potevano riscontrare, in un clima musicale assolutamente diverso, alcune piccole assonanze tra le due bands)!
Prima si parlava di "delusione", ma in effetti, una volta accettato il fatto di non poter godere nuovamente dei mirabili suoni "Profetici", non si può non rilevare che, anche nel nuovo ambito, la voce di Arcara si mantiene su standard "tecnico-emotivi" di spessore assoluto, che le tastiere e i synths di Calv aggiungono con discrezione colore al sound dei The Way e che le chitarre di Sthephen DeAcutis (già negli Intruder, nonché fedele collaboratore del cantante statunitense nel progetto che come monicker prendeva il suo cognome e co-produttore per Shotgun Symphony) operano con saggezza in questa rappresentazione di power-pop di buona qualità.
Ritmi trascinanti e splendide armonizzazioni vocali aprono il disco con "What do you want from a man", doppiato dai sincopati e contagiosi tracciati funky di "Alright people" (con addirittura l'intervento di una sezione di fiati), mentre con "Where do you go" e "Changes" abbiamo a che fare con due eccellenti canzoni elettro-acustiche ad alto tenore "passionale", gratificate da un'interpretazione vocale da brividi, la quale si ripete nella notturna "Soul earth sky", nella deliziosa "If" e nella sontuosa "New World", tre brani che rappresentano una sorta di accogliente sublimazione tra l'emozionalità dell'AOR e il pop-rock melodico dal sapore più "attualizzato".
L'impostazione soft-alternative di "Just the thought of you", "Mercy", "Waited for me", "Lost among the leaves", della gradevolissima costruzione armonica di "I don't want you" e quella maggiormente vivace di "Mona lisa smiles", tra melodie di retaggio sixties e qualche vaga intrusione elettronica, potrebbero consentire a queste tracce di trovare una fortunata collocazione nelle rotation di programmi radiofonici nemmeno troppo "specializzati", e niente male, per finire, è da giudicare l'atmosfera soffusa che avvolge "Isn't that great".
Non mi resta che concludere cercando di fare un bilancio finale di questo disco, alla fine abbastanza piacevole e fresco, per un gruppo che può contare su di una voce anche superiore ai vari Emerson Hart, Pat Monahan, Rob Thomas e Johnny Rzeznick, e che potrebbe, con un'amministrazione oculata della sua discretamente considerevole inclinazione commerciale, avere successo da questo punto di vista, arrivando forse persino a fare gola al mercato major.
Non si può nascondere, in ogni caso, un pizzico di "amaro in bocca" per il "nuovo corso" di un artista come Russel Arcara, le cui doti d'espressività avrei davvero gradito si fossero potute apprezzare (visti i risultati ottenuti in passato) in un ambito più "tradizionalmente" hard.
Un piccolo spreco?
Recensione a cura di Marco Aimasso

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