Copertina 7,5

Info

Anno di uscita:2010
Durata:43 min.
Etichetta:UK Division

Tracklist

  1. ESCAPE
  2. LIVING AGAIN
  3. ALIVE
  4. LOCKED
  5. TIME TO SHINE
  6. LADY TIME
  7. WILL LIVE THERE
  8. YOUR SONG
  9. PUSH
  10. FATE
  11. THE SILENT ROOM

Line up

  • Alex Forlani: vocals
  • Alex Brengola: keyboards
  • Kosmo: guitars
  • Davide Masella: drums
  • Adriano: bass

Voto medio utenti

Anche se spesso infarcito da suoni molto vicini a ciò che si può definire metal, soprattutto per quanto riguarda chitarre e tastiere, l’ultimo lavoro dei Last Mistake è un disco assolutamente rock. Certo, strizza l’occhio a parecchi stili, dall’heavy al prog, dall’alternative/nu-metal all’hard rock, dall’AOR più melenso fino addirittura al pop, ma dalla prima all’ultima nota il marchio di fabbrica della band è riconoscibile e chiaro.

Arrivano da Formia i Last Mistake, nati nel 1998 e giunti ora alla seconda fatica discografica, la prima nata come un vero e proprio album. Ma cosa c’è di italiano in questo disco? Poco, se non forse un gusto tutto nostrano per la melodia, che domina incontrastata l’intero lavoro. Questi ragazzi sanno comporre: lo dimostrano con arrangiamenti impeccabili e soluzioni che spesso lasciano piacevolmente sorpresi. Pur avendone probabilmente la possibilità, nessuno spicca mai sugli altri per peculiarità tecniche e in questo modo ne guadagna tutto l’insieme, rendendo il disco piacevole per tutta l’intera durata. Certo, alcune di queste canzoni potrebbero essere belle e pronte per le radio, ma personalmente farei i salti di gioia se potessi sentire sulle emittenti nazionali pezzi suonati con così tanto gusto.

Un plauso particolare merita, a mio parere, la tripletta centrale Locked – Time To Shine – Lady Time, dove emerge inequivocabilmente l’immensa classe del combo laziale. Particolare e talmente ruffiana da vagare da giorni nella mia testa la title-track Living Again. Intima e rilassante, invece, The Silent Room, che chiude degnamente un disco pienamente riuscito, di cui non riesco a trovare particolari punti deboli.

Sette e mezzo senza riserve per un album convincente di una band a cui auguro di avere la forza e la costanza di proseguire sulla retta via, approfondendo la capacità di creare arrangiamenti originali e personali, senza perdere il gusto per la melodia ma mantenendo sempre e comunque i piedi ben piantati nelle origini rock del proprio sound.
Recensione a cura di Alessandro Quero

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