Copertina 5,5

Info

Genere:Power Metal
Anno di uscita:2005
Durata:54 min.
Etichetta:Sound Riot
Distribuzione:Frontiers

Tracklist

  1. WELCOME (INTRO)
  2. TIME AND SPACE
  3. MIRACLES
  4. SEIZE THE DAY
  5. HAND OF FATE
  6. WINGS OF FREEDOM
  7. SPANISH EYES
  8. NO RELEASE?
  9. CHAMBER OF SECRETS
  10. BE THY CROSS MY VICTORY
  11. SYMPHONY GLORY

Line up

  • Thomas C. Hansen: vocals, guitars
  • Joakim Kjelstad: guitars
  • Yngve Hanssen: bass
  • Mikael Duna: drums

Voto medio utenti

Se avevo guardato con simpatia a "Satrap", debutto dei Gaia Epicus uscito sempre per la Sound Riot un paio d'anni fa, ora non posso nascondere un certo scetticismo per questo gruppo norvegese che non è riuscito a fare alcun passo in avanti, limitandosi ad uno scontato e banale power metal d'estrazione teutonica (Helloween e Gamma Ray su tutti), peraltro nemmeno ben registrato, con le chitarre che non vengono fuori ed una batteria che ne esce soffocata.
E dire che si parte benino (tralasciando l'intro circense), con "Time And Space" che mi fa subito pensare ai Freternia, purtroppo poi già dalla successiva "Miracles" l'album inizia a perdere colpi ed a stagnare sull'assoluta mancanza di personalità. Questo nonostante gli sforzi di arricchire le canzoni (vedi il breve stacco reggae di "Miracles", un pezzo che trasuda Gamma Ray), di incattivirle con qualche accelerazione thrasheggiante ("Seize The Day"), di accentuarne l'epicità ("Be Thy Cross My Victory") o gli aspetti sinfonici (la lunga ed articolata "Symphony Glory"). Come se non bastasse lo stesso chitarrista e cantante Thomas C. Hansen, mi sembra molto meno in forma rispetto al debutto, e la sua prova vocale è altalenante, e sovente si scopre in difficolta (esempio clamoroso l'inizio della conclusiva "Symphony Glory").
Lo strumentale "Chamber Of Secrets" sarà pure un evidente omaggio all'omonimo film della saga di Harry Potter (personaggio citato pure nei ringraziamenti), ma ai Gaia Epicus la magia non riesce: un passo indietro, che spero possano recuperare in futuro.

Mi permetto ancora un pensiero finale per il bassista Yngve Hanssen, scomparso in un incidente d'auto solo pochi mesi prima dell'uscita di questo disco, che gli è poi stato dedicato.
Recensione a cura di Sergio 'Ermo' Rapetti

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