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Info

Genere:Power Metal
Anno di uscita:2012
Durata:117 min.
Etichetta:SPV
Distribuzione:Audioglobe

Tracklist

  1. CARRY ON
  2. ANGELS CRY
  3. WUTHERING HEIGHTS
  4. EVIL WARNING
  5. NOTHING TO SAY
  6. HOLY LAND
  7. CAROLINA IV
  8. FREEDOM CALL
  9. LISBON
  10. METAL ICARUS
  11. NOVA ERA
  12. REBIRTH
  13. HUNTERS AND PREY
  14. SPREAD YOUR FIRE
  15. WAITING SILENCE
  16. THE COURSE OF NATURE
  17. SALVATION: SUICIDE
  18. ARISING THUNDER
  19. LEASE OF LIFE
  20. KASHMIR

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Mettiamo subito in chiaro una cosa tanto per non generare confusione nel lettore che si appresta a leggere un parere del Graz su questo primo best of degli Angra ed in generale sulla band: probabilmente sono l'unico al mondo, mi rendo conto, ma a mio avviso non c'è paragone tra le due fasi di carriera dei brasiliani, la prima con Andrè Matos alla voce e la seconda con Edu Falaschi dal 2001 sino a pochi mesi fa.

Il mio personalissimo giudizio pende tutto a favore del secondo, pur senza eccessivi clamori poichè la formazione di San Paolo non mi hai mai fatto impazzire, principalmente per due motivazioni molto semplici: in primis, non sopporto, in generale, gli elementi tribali nella musica, letteralmente mi annientano, stesso motivo per il quale ho ripudiato immediatamente album come Chaos A.D. e specialmente Roots dei Sepultura; in secundis, il punto debole degli Angra a mio avviso è proprio quello che secondo il mondo li esalta, ovvero la voce di Matos, che ho sempre trovato insopportabile. Flebilissima, incolore, sottile ed inconsistente come un foglio di carta e spesso dal vivo anche imbarazzante, insomma una voce "frocia", da eunuco, che non solo non mi ha mai conquistato ma mi ha veramente allontanato da Holy Land, Fireworks ed anche il primissimo Angels Cry, che poi è l'unico che si salva grazie a brani tipo "Evil Warning".

La cosa pazzesca è che invece nei Viper, in cui metteva anche la grinta, mi piaceva tantissimo ed uno dei miei brani favoriti, non di Matos ma in generale nel power metal, è "Prelude to Oblivion" tratta da Theatre of Fate (1989...mamma mia) che conobbi secoli fa grazie alla cultura enciclopedica del buon Francesco "HWQ" Bucci che mi acculturava su tutti i gruppi più validi e snobbati del mondo, tra cui gli Attack, gli Attacker, i Realm ed appunto anche i Viper.

Ricordo come ora il giorno che acquistai Metal Shock in edicola e sfogliando le pagine immediatamente a quella dedicata al top album lessi la recensione di "Holy Land" di Gianni Della Cioppa che lo esaltava come opera massima; nemmeno tornai a casa ed andai immediatamente a comprarlo, per poi fuggire velocemente in cameretta, infilarlo nello stereo ed alzare il volume: desolazione più totale.

Chitarrine esili ed indifese, che non riuscirebbero ad uccidere una mosca agonizzante di Baygon, tamburini da festa di paese e sta vocina del cavolo che veramente mi fece capire immediatamente, dopo nemmeno un minuto, che avevo buttato nel cesso 30 mila lire. Poi arrivò il momento di Carolina IV ed a quel punto terminai l'ascolto e penso che quel cd è praticamente ancora vergine, non è stato più tolto dalla custodia.

Questo per comunicarvi la mia idiosincrasia per i primi tre dischi degli Angra, che poi invece col cambio di stile e di cantante hanno iniziato a riscuotere il mio apprezzamento, specie con "Rebirth", ma anche gli altri tutto sommato non sono affatto male, a parte l'ultimo "Aqua" che ho trovato un po' sottotono rispetto al resto della discografia.

Questo è quanto: "Best Reached Horizons" è un'ottima compilation, doppio cd, il primo dedicato a Matos, il secondo a Falaschi, che raccoglie un po' il meglio di quanto prodotto in 20 anni. Di particolare c'è la cover di Kashmir (Falaschi), Carolina IV dal vivo, Wuthering Heights di Kate Bush in cui Matos esprime tutta la propria frociaggine al limite dell'insopportabile, poi per il resto ci sono quasi due ore in cui chiunque voglia avvicinarsi agli Angra per la prima volta troverà tutto ciò di cui ha bisogno.

La compilation è impeccabile sotto questo punto di vista, per una band a mio avviso MOLTO sopravvalutata, che poi ha dato vita a gruppi ancor peggiori, come gli Shaman o l'imbarazzante carriera solista dello stesso Matos.

Best of comunque azzeccato che consigliamo a chi si fa ingannare dalla decennale campagna propagandista che spaccia gli Angra come uno dei migliori gruppi degli anni '90.
Recensione a cura di Gianluca 'Graz' Grazioli

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Ultimi commenti dei lettori

Inserito il 31 ott 2012 alle 10:33

Il Graz è sempre il Graz! Personalmente sono d'accordo a metà: sopravvalutati in quanto hanno avuto una carriera mediocre, con un picco nella fase iniziale e una lunga mediocrità che dura tuttora. Per quanto riguarda i dischi: comprai i primi due il giorno stesso dell'uscita e sono sempre convinto, anno dopo anno, che siano capolavori inarrivabili. Il problema è che poi non ne avevano più: band eccellente tecnicamente ma alquanto confusa sulla direzione da prendere. Fireworks fu un buon lavoro ma nel complesso molto discontinuo e frammentario, seppur con ottimi brani. Poi, voce di Falaschi orrenda a parte, i primi due lavori con lui dietro il microfono erano decisamente buoni. Temple of shadows in particolare sfiorò il capolavoro. Gli ultimi due li ho trovati anonimi e soporiferi ma forse dipende dal fatto che avevo già perso interesse per il metal in generale. Ma tanto sappiamo tutti come andrà a finire: entro un anno tornerà Matos e la telenovela riprenderà... Che dire....quoto tutto e aggiungo che di dischi power (o simili) buoni come i primi due degli Angra, nel 21esimo secolo non ne ho più sentiti :)

Inserito il 30 ott 2012 alle 15:24

Il Graz è sempre il Graz! Personalmente sono d'accordo a metà: sopravvalutati in quanto hanno avuto una carriera mediocre, con un picco nella fase iniziale e una lunga mediocrità che dura tuttora. Per quanto riguarda i dischi: comprai i primi due il giorno stesso dell'uscita e sono sempre convinto, anno dopo anno, che siano capolavori inarrivabili. Il problema è che poi non ne avevano più: band eccellente tecnicamente ma alquanto confusa sulla direzione da prendere. Fireworks fu un buon lavoro ma nel complesso molto discontinuo e frammentario, seppur con ottimi brani. Poi, voce di Falaschi orrenda a parte, i primi due lavori con lui dietro il microfono erano decisamente buoni. Temple of shadows in particolare sfiorò il capolavoro. Gli ultimi due li ho trovati anonimi e soporiferi ma forse dipende dal fatto che avevo già perso interesse per il metal in generale. Ma tanto sappiamo tutti come andrà a finire: entro un anno tornerà Matos e la telenovela riprenderà...

Inserito il 30 ott 2012 alle 07:53

Esprimo il mio più totale dissenso riguardo alla recensione di Grazioli. Gli Angra (quelli dell'era Matos in primis) hanno introdotto elementi di novità nel mondo della musica metal riuscendo a far convivere l'anima power della loro musica con le influenze etniche della loro terra natale dando vita ad una miscela esplosiva ed originale senza precedenti. Quando poi si ironizza sulla voce di Matos o si denigra un album del calibro di "Holy Land" si mette una pietra tombale sulla propria obbiettività. Scusa neh, ma il Graz ha PREMESSO che odia le influenze etniche, quindi il resto vien da sè. Comunque, per l'ennesima volta sono d'accordo col capo (e basta!!!!), gruppo sopravvalutatissimo.

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