Copertina 7

Info

Anno di uscita:2017
Durata:34 min.
Etichetta:Black Widow Records

Tracklist

  1. MARCO 5,1-20
  2. THE BISHOP
  3. ALBERTUS ALBERTUS
  4. PROCULO’S VIAL
  5. RITUALS IN THE CATACOMB
  6. A PENTACLE
  7. FURCAS AND THE PHILOSOPHEM
  8. BLACK CHAIN OF DEATH

Line up

  • Magister Notte VIII: vocals, bass, keyboards
  • Monk From The Terror Cathedral: guitars
  • La Rosa Di Satana: drums, backing vocals

Voto medio utenti

Non molte le informazioni in mio possesso per introdurre al popolo dei gloriosi i Legionem, formazione dedita a una forma di doom metal viscerale e “catacombale”, decisamente affascinante qualora apprezziate Violet Theatre, Death SS e The Black, oltre a Black Sabbath, Pentagram, Saint Vitus e Angel Witch.
Celato dietro enigmatici pseudonimi, il trio toscano (tra cui due ex Focus Indulgens, che apprezzai particolarmente ai tempi del loro eccellente “Hic sunt leones” …) dimostra di possedere una spiccata vocazione per i suoni esoterici e tenebrosi, ostentando una dignità espressiva superiore alla media dei tanti “dannati” che agitano il magmatico lato oscuro della musica rock.
Ipse venena bibas” (frase tratta da una formula di esorcismo, riportata nel booklet … che poi è anche il tema dell’atto d’apertura del programma, un recitato dell’apostolo Marco, condito da effetti cinematografici horrorosi …) è un disco di notevole suggestione, in cui sono inseriti con gusto sprazzi di epicità NWOBHM e che si offre a tutti gli estimatori del genere con un carico di tensione emotiva assai denso e prepotente.
The Bishop”, capace di trasformarsi repentinamente da elegiaca in perniciosa e tormentata, le atmosfere seventies ed evocative di “Albertus albertus” e poi ancora il magnetismo metallico di “Proculo’s vial”, rappresentano piuttosto bene l’essenza di un gruppo rigoroso eppure anche discretamente fantasioso, che in “Rituals in the catacomb” esibisce il versante più morboso e gotico della sua personalità, con “A pentacle” riprende qualcosa del feeling primordiale dei Maiden, con “Furcas and the philosophem” prosegue sulle medesime coordinate con un piglio maggiormente hard-rock e con “Black chain of death” avvolge l’astante in sulfuree spire da cripta di cattedrale, onorando in maniera palese la nobile componente italica del suo ricco bagaglio formativo.
Una resa sonora scarna e “terrosa”, seppur abbastanza adeguata al clima dell’opera, potrebbe forse limitare il bacino d’utenza, ma non sostenere i Legionem per questo “dettaglio” sarebbe un peccato, perché in loro si scorge già quella scintilla in grado di distinguerli dalla marea di scolastiche doom-band che affollano la scena … alimentarla per vederla diventare un’autentica fiamma (“nera”) credo sia doveroso.
Recensione a cura di Marco Aimasso

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