Copertina 7,5

Info

Genere:Death Metal
Anno di uscita:2017
Durata:37 min.
Etichetta:Shadow Kingdom Records

Tracklist

  1. THE CHARNEL UNEARTHING
  2. WRETCHED BANQUET
  3. A WATERY INTERNMENT
  4. THE HIDDEN FIEND
  5. AN OMINOUS JOURNEY
  6. THE GIFT
  7. GRAVEN DESIRES
  8. DECEIVER IN THE SHADOWS

Line up

  • Brent Satterly: bass
  • Jason Pearce: drums
  • Alex Awn: guitars
  • Mike Erdody: vocals
  • Eric Blanchard: guitars

Voto medio utenti

Che il putrescente sangue del death metal scorresse impetuoso nelle vene dei Temple of Void lo si era capito sin dai tempi del debut, quel “Of Terror and the Supernatural” che già lasciava intravvedere notevole potenziale. Col nuovo “Lords of Death” i Nostri, pur non assurgendo (ancora?) alle vette suggerite dal pretenzioso titolo, si candidano quantomeno al ruolo di stelle di prima grandezza del genere di riferimento.

Per raggiungere l’obiettivo, la compagine proveniente da Detroit ha deciso di alleggerire la componente doom, non abbandonata del tutto eppur ridimensionata da un’intelaiatura sonora che punta piuttosto su impatto e immediatezza. Esemplari, in tal senso, la durata sempre “sotto controllo” dei brani (nonché del platter stesso: appena 36 minuti) e l’asciuttezza delle partiture di chitarra, spesso basate su riff in grado di combinare malevolenza e possanza rimanendo nell'alveo della tradizione -individuerei negli Asphix il primo riferimento stilistico-.

Tuttavia, non si respira affatto aria stagnante nei solchi del disco; merito di una produzione che glorifica i numerosi pregi della band con una sezione ritmica abrasiva e chitarre davvero intimidenti. A scacciare il pernicioso demone della routine interviene anche il growling di Mike Erdody, ai vertici della scena per corposità e profondità.

Da ultimo, forniscono a “Lords of Death” una gradita stilla di varietà –e, chissà, un possibile input evolutivo da esplorare negli anni a venire- pregevoli velleità melodiche. Penso agli arpeggi di “The Charnel Unearthing” e “An Ominous Journey”, alla mistica porzione centrale di “A Watery Internment” ma soprattutto a “Graven Desire”, composizione multiforme in cui atmosfere proprie del gothic britannico convivono col feeling disperato del funeral doom e confluiscono in un finale marchiato a fuoco da inattese clean vocals.
Niente male davvero.

Ad ogni modo, anche laddove i Temple of Void decidono di crogiolarsi nell’ortodossia death metal, come avviene in “Wretched Banquet” o “The Gift”, ottengono risultati ottimi… o quasi, posto che, almeno per quanto mi riguarda, qualche lieve inciampo in sede di scrittura (penso al fiacco incipit di “The Hidden Fiend” o ad alcune banalità presenti in “Deceiver in the Shadows”) impedisce al full di approdare nei top album.

L’impressione, in ogni caso, è che il meglio debba ancora venire. Ma dal momento che, come scrisse il savio Lorenzo de' Medici, di doman non c'è certezza, io v’invito caldamente a dare sin d’ora ai Temple of Void la chance che meritano.
Oppure fate come preferite, ma non dite che non vi avevamo avvertiti...
Recensione a cura di Marco Cafo Caforio

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Ultimi commenti dei lettori

Inserito il 26 set 2017 alle 23:19

quante citazioni colte <3

Inserito il 26 set 2017 alle 11:58

"...di doman non c'è certezza" + "cogliamo i fiori di questa primavera prima che sopraggiunga l'inverno" ah, queste cosettine giovanili di Fantozzi che hanno strappato un sì alla signorina Silvani per una colazione da Gigi il Troione. Quanti romantici ricordi... Cazzate a parte, band davvero cresciuta e disco molto bello. Bravo Cafo.

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