Copertina 7,5

Info

Genere:Black Metal
Anno di uscita:2016
Durata:34 min.
Etichetta:MDD Records

Tracklist

  1. SERCE KRWAWE
  2. TREIBJAGD
  3. TOTENHAUSWIND
  4. ROZGORYCZONA, ROZCZAROWANA, GOTOWA NA WSZYSTKO
  5. HEERFüHRER DER HERRE
  6. DäMMERUNG
  7. VON MONDESWäCHTERN UND MENSCHVERäCHTERN
  8. DIE ARKADADEN VON R'LYEH

Line up

  • Mathias Junge: guitars, vocals
  • Arne Uekert: guitars
  • Lasse: bass
  • Roman Szymura: drums

Voto medio utenti

Dopo la ristampa dell'album "Sarkomand" di inizio anno, i tedeschi Ctulu si riaffacciano sul mercato discografico, sempre per MDD Records, con il nuovo lavoro, auto intitolato, che, certamente, è uno dei migliori lavori di death / black metal dell'anno in corso.
La micidiale miscela di Necrophobic, Behemoth e Dissection del gruppo della bassa Sassonia, infatti, trova nella nuova release una perfetta sintesi di tutti i suoi aspetti migliori: riffing assassino e melodico, strutture sonore ricercate e spesso epiche, atmosfere sulfuree e gelide, tecnica strumentale di tutto rispetto e, soprattutto, brani arrangiati in modo magistrale e mai statici capaci di passare da momenti ragionati a brutali accelerazioni con irrisoria facilità e completa padronanza della situazione.
L'aspetto migliore di "Ctulu" resta, in ogni caso, la ricerca melodica che, pur in un contesto estremamente violento come questo, resta sempre in primo piano soprattutto per merito degli intrecci delle due chitarre che molto devono alla scuola svedese dell'estremo ma che, comunque, sono rielaborate in maniera personale ed assolutamente vincente.
Resta difficile citare all'interno dell'album un singolo brano: i Ctulu mantengono standard elevati dall'inizio alla fine deliziandoci con partiture death metal che sfumano nel nero del black metal, con cori epici che, improvvisi, emergono a sovrastare la furia strumentale (qui l'influenza dei migliori Behemoth è palese), con vocalizzi tormentati e carichi di odio e con una generale atmosfera oscura che, difficilmente, viene "raccontata" con altrettanta efficacia.
Molto probabilmente alla riuscita del lavoro, come ci spiega il gruppo stesso nella sua biografia, è dipeso dall'aver collezionato, negli ultimi tre anni, tutta una serie di patetiche delusioni che sono state trasformate in odio, dal momento che è proprio l'odio ad emergere poderoso dalle note dell'album marcando a fuoco quello che è, come dicevo all'inizio, un gioiello dell'estremo che, come tale, andrebbe amato da chi si ciba di certe sonorità.

I moderni sacerdoti del Necronomicon sono tornati. E fanno paura!
Recensione a cura di Beppe 'dopecity' Caldarone

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