Copertina 8

Info

Anno di uscita:2016
Durata:40 min.
Etichetta:Nuclear Blast Records

Tracklist

  1. WELCOME TO FAT CITY
  2. PLAY IT COOL
  3. EASY MONEY
  4. NOT FOR SALE
  5. HOLD ON FOR DEAR LIFE
  6. TEMPLE IN THE SKY
  7. RIGHT BETWEEN THE EYES
  8. BLOOD ON THE SNOW
  9. STEAL THE SHOW
  10. MOMENT OF TRUTH
  11. PLAGUE OF THE MAMMOTH

Line up

  • Brandon Yeagley: vocals, harmonica
  • Chris Bishop: guitars, vocals
  • Jake Figueroa: bass
  • Paul Figueroa: drums

Voto medio utenti

Difficile non accogliere con simpatia e benevolenza un gruppo che s’ispira a Hunter S. Thompson (l’anticonformista e irriverente giornalista e scrittore americano celebrato nel filmPaura e delirio a Las Vegas”, il quale tentò addirittura – rasandosi i capelli a zero per poter definire il suo avversario repubblicano un “capellone” - di intraprendere una carriera politica concorrendo per la carica di sceriffo di Aspen, città in cui, secondo il suo programma, si dovevano attuare nuove strategie “anti-proibizionistiche” nei confronti degli stupefacenti e che doveva essere ribattezzata proprio “Fat city” in modo da scoraggiare tutti gli sfruttatori della nota località turistica) per il titolo del suo disco.
I motivi per apprezzare la terza incisione dei Crobot diventano ben più consistenti non appena la “puntina” si posa sui solchi della title-track dell’albo: un tizzone ardente di hard-rock e di sinuoso funky a cui opporre resistenza è quasi impossibile.
Eh già, perché il quartetto statunitense, come ben sanno gli estimatori del precedente “Something supernatural”, è un altro interprete dei suoni della “tradizione”, pesantemente ispirato ai colossi degli anni settanta, capace però di offrirne una versione alquanto energetica e vitale, tanto da apparire come una sorta di frenetica interpolazione di Led Zeppelin, Black Sabbath, Soundgarden, Mountain, Rival Sons, Audioslave e Clutch.
Il risultato è dunque un suono evidentemente “classico” eppure anche parecchio “reale”, espressione dei linguaggi rock “moderni”, abbastanza lontano da quel senso di “reazionario” di molti sostenitori del vintage.
Ciò appurato, non rimane che continuare a strapazzare i sensi con il groove lussureggiante di “Play it cool” e con gli isterismi hard-blues di “Easy money”, in cui fanno capolino i favolosi Rage Against The Machine, arrivando a un’ammaliante “Not for sale”, piuttosto efficace nel celebrare il “passato” del rock n’ roll con l’adrenalina del terzo millennio.
Hold on for dear life” è un interessante esperimento nel campo dei Led Sabbath, “Temple in the sky” esalta gli insegnamenti del Dirigibile in maniera davvero dirompente e “Right between the eyes” è un monolite di chitarre super-distorte, pulsazioni soniche dense e colloidali e dosi imponenti di tensione espressiva.
Con “Blood on the snow” l’atmosfera ritorna a essere più leggera e avvolgente, gli accenni southern di “Steal the show” offrono un’altra intrigante prospettiva del songwriting della band, reso ancora più variegato dalle catartiche introspezioni blues-psych di “Moment of truth” e dalle cromature metalliche di “Plague of the mammoth”, tellurico e “stonato” sigillo di un lavoro davvero intenso e coinvolgente.
Forse non tutto è perfetto, e qualcosa nel solito settore della “personalità” si può ancora fare, ma “Welcome to Fat City” è un ulteriore segno tangibile della qualità superiore dei Crobot, di certo non uno dei “tanti” retro-rockers che affollano la discografia contemporanea.
Recensione a cura di Marco Aimasso

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