Copertina 6,5

Info

Anno di uscita:2016
Durata:34 min.
Etichetta:ConSouling Sounds
Distribuzione:Viral Propaganda

Tracklist

  1. I VA VA VIMEDOOM
  2. MINIMAL
  3. VLADIMIR
  4. STRANGE WALTZ
  5. INTOWN
  6. DIRTY MONKS
  7. BE KIND

Line up

  • Ward Dupan: guitars
  • Jürgen de Blonde: keyboards
  • Karen Willems: drums

Voto medio utenti

Gli Inwolves sono un trio proveniente dal Belgio, affascinati dalla kosmische musik degli anni ’70 e dai Tangerine Dream vogliono riproporre nel 2016 una versione aggiornata di quel sound, insistendo su atmosfere oscure e minacciose, dove non c’è posto per liriche o vocals, se si eccettua qualche fonema e dove l’aspetto concettuale del tutto la fa da padrone, anche a scapito del versante musicale.
Ancora una volta ci tocca fare i conti con la realtà, perché va bene volare con la fantasia, con la filosofia, con i concetti e i concept, ma poi alla fine quello che conta è la musica e il risultato che essa produce, quello più immediatamente tangibile ai cinque sensi, soprattutto all’udito.
Perché se si va alla deriva verso il relativismo assoluto, spostando il focus non sulla musica ma sulle sensazioni che essa suscita nell’ascoltatore, mettendo questi al centro di tutto, si opera, secondo me, una forzatura che è intellettualmente disonesta. Non esiste più musica buona o musica cattiva, la musica è, esisterebbe viceversa l’ascoltatore buono e quello cattivo, cioè colui che riesce a cogliere il messaggio e le sfumature che l’artista vuole lanciare, e quello che invece non ne è capace.
Noi ci opponiamo a questa visione, seppure questa non sia priva di fascino, e lo facciamo sulla base della considerazione che spesso essa è il paravento dietro il quale molti sedicenti artisti nascondo la loro pochezza, spacciando per arte ciò che invece ameremmo definire “pezzi informi di materia organica anfibia comunemente detta merda”.
Ciò detto, doverosa la premessa, questo “Involves” è un trip, un viaggio che per certi versi è affascinante, è ammaliante, consentendo all’ascoltatore di perdersi tra i synths e le ritmiche quasi aliene. Musica d’ambiente che va bene per un sottofondo, mai protagonista, contorno, ammennicolo.
Non vorrei fare il track by track, perché questo destrutturerebbe di senso la portata globale del disco, ma non posso non citare un pezzo come “Vladimir”, decisamente gotico, con una chitarra dilaniata e le tastiere che fanno il verso all’organo hammond.
Strange Waltz” è esattamente quello che dice il titolo, mentre “Dirty Monks” ci riporta sul gotico andante.
Se mi piace questo disco? Si, non è male, è comunque un’esperienza che diletta i sensi. Se dovessi consigliarlo a voi che nel 2016 ancora comprate i cd? No.
Recensione a cura di Luigi 'Gino' Schettino

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