Copertina 8

Info

Genere:Power Metal
Anno di uscita:2016
Durata:52 min.
Etichetta:Nuclear Blast Records

Tracklist

  1. TSAR
  2. SELF-BLINDED EYES
  3. DARKNESS
  4. HANDS ARE TIED
  5. CHILDREN OF THE FUTURE
  6. NO MORE SHADOWS
  7. NEVERMORE
  8. REIGN OF MADNESS
  9. FLAMES OF HATE

Line up

  • Victor Smolski: guitars, keyboards
  • Andy B. Franck: vocals
  • David Readman: vocals
  • Jeannette Marchewka: vocals
  • Enric Garcia: keyboards
  • Michael Kolar: drums
  • Armin Alic: bass

Voto medio utenti

Dopo l'inaspettato (e forse sofferto) abbandono dei Rage era chiaro che, se Victor Smolski fosse tornato, lo avrebbe dovuto fare in grande stile. Eccoci quindi al cospetto del suo primo album targato Almanac, monicker dietro al quale si cela la formazione che oltre al chitarrista russo comprende Enric Garcia alle tastiere, Michael Kolar alla batteria, Armin Alic al basso e ben tre (!) cantanti dal curriculum decisamente ricco (Andy B. Franck, David Readman e Jeanette Marchewka). Musicalmente "Tsar" riprende il discorso lasciato in sospeso ai tempi di "Lingua Mortis Orchestra" del 2013 (e iniziato con "Speak Of The Dead" qualche anno prima), un elegante connubio tra heavy metal e musica sinfonica qui portato, si potrebbe dire, all'ennesima potenza. Per raggiungere il risultato sperato l'axeman non si è fatto mancare niente, registrando il materiale in ben otto studi diversi e coinvolgendo addirittura l'Orquestra Barcelona Filharmonia (già scritturata per i live LMO del 2014). La ciliegina sulla torta è l'aspetto tematico che unisce tutte le liriche del disco e i cui spunti storici hanno le loro radici nelle vicende più "intriganti" derivate dalla terra natale di Smolski (dall'attacco di Costantinopoli all'invasione dei Mongoli, da "Ivan il Terribile" agli zar). E la musica? Si potrebbe definire "inattaccabile". Le composizioni sono solide, curate ed egregiamente prodotte: l'introduttiva "Tsar" (un'apertura al fulmicotone dagli innegabili tratti teatrali), la battagliera "Self-Blinded Eyes", la tiratissima "Hands Are Tied", il tributo ai 15 anni trascorsi alla corte di Peavy Wagner di "No More Shadows", la più pacata "Reign Of Madness" o l'anthemica e conclusiva "Flames Of Hate" sono brani da manuale che difficilmente lasceranno l'ascoltatore indifferente. Se qualcuno aveva ancora delle perplessità sull'effettivo apporto di Smolski in casa Rage (il cui talento compositivo e/o tecnico non è comunque mai stato messo in discussione) qui dovrà, per forza di cose, ricredersi. La nuova vita musicale del chitarrista non poteva cominciare meglio.
Recensione a cura di Gabriele Marangoni

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