Per tutti gli “esuli” dell’hard iper-melodico canado-statunitense, la MTM in versione Classix, mette oggi nuovamente a disposizione questo “Affairs in Babylon”, opera prima dei canucks Refugee, originariamente licenziato dalla Chrysalis nel 1985.
In realtà, il gruppo, con la denominazione Michael Fury Band (e una line-up leggermente diversa), aveva già inciso il disco per una label più piccola (Passport Records), ma la qualità delle loro composizioni fu tale da attirare l’attenzione della suddetta major, per la quale l’album venne licenziato in un’edizione rielaborata ed ampliata.
I Refugee di dimostrano alfieri di quel classico A.O.R. dai tipici natali nordamericani, stilisticamente affine a Foreigner, Boston, Survivor e Loverboy, di quella musica, dunque, costruita su contesti sonori virili, mitigati da melodie orecchiabili ed appassionate, che, in questo caso, si combina minimamente anche con influenze riconducibili allo stile di power rock “cantautorale” americano.
Il singolo “Exiles in the dark” (per il quale fu realizzato un video clip) e, in parte, anche la bella “Body to body”, evidenziano, in maggior misura, quest’ultima interazione (in entrambe si rileva un flavour un po’ Springsteen-iano o se preferite, almeno nella prima, una qualche affinità con certe cose di Bon Jovi), mentre, negli altri brani, il rigore del sound radiofonico degli eighties prende il sopravvento, con la piacevole voce di Myles Hunter e le copiose tastiere di Howard Helm (ex-Zon) a svolgere, come da copione, un ruolo da protagonisti, supportate efficacemente dal contributo dell’ottima sei corde di Rob Kennedy, autore di pregevoli assolo e dalla scrupolosa ed affidabile sezione ritmica, nella quale spicca la bravura dell’ex-Helix Brian Doerner.
Brani eccellenti come “Thunder of another night”, “Listen to your heart”, “Dream on Anastasia”, “These are the good times” (la quale ha goduto del riconoscimento di essere anche “coverizzata” da artisti piuttosto famosi come Eric Martin e di essere inclusa, in questa trasposizione, nella O.S.T. del film “Iron Eagle”), seguiti a ruota da “Hot words” e “No Survivors/No Way Out” (che dà l’impressione di risentire dell’influenza delle partiture uscite dalla penna di Jim Steinman per Bonnie Tyler e Meat Loaf), sono esempi molto indicativi dello stimolante sound di cui era capace il quintetto canadese.
La band si ripeterà nell’altrettanto valido (ma senza lo stesso riscontro commerciale) “Burning from the inside out” uscito su Polydor nel 1987, che qualcuno (me compreso!) ritiene addirittura superiore e Myles Hunter pubblicherà nel 1990 un disco da solista intitolato “Northern union”.
Un’altra riedizione di valore, quindi, resa ancora più interessante dall’inserimento di cinque frizzanti bonus tracks (di cui tre dal vivo) e da una serie di notazioni scritte dai membri fondatori Hunter, Jones e Helm, incluse nel booklet del disco.
Gli anni d’oro dell’A.O.R. passarono anche per gruppi come questi Refugee … l’ennesima “ora di storia” alla quale sarebbe utile, se vi piacciono queste coordinate musicali, non mancare.
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