Copertina 6

Info

Anno di uscita:2015
Durata:51 min.
Etichetta:Inverse Records

Tracklist

  1. DIVING IN THE DEEPEST SEA
  2. ENIGMA
  3. SILENT STORM
  4. RESONANCE
  5. BEHIND RED CLOUDS
  6. AN OCEAN OF VOID (PART I)
  7. A FADED LIGHT
  8. AN OCEAN OF VOID (PART II)

Line up

  • Floran Guillou: vocals
  • Julien Lesseur: guitars, keys
  • Benoît Lamote: guitars, keys
  • Jean-Luc Marro: bass
  • Pierre Delmas: drums

Voto medio utenti

La Francia e il prog, storicamente, non sono mai andati a braccetto. A parte gli immensi Magma, che da soli valgono come i Genesis o i King Crimson, non si ricordano nomi di grido provenienti da una nazione che ha comunque sempre apprezzato certe sonorità, come dimostrato dalle numerose tournée tenute dai mostri sacri del genere negli anni. Non posso negare di essere stato attratto da "The Great Escape" dopo aver letto "for fans of Pink Floyd". Mica male come biglietto da visita. Ma cos'hanno in comune i nostri, giunti al debutto discografico per Inverse Records dopo un demo datato 2012, con il quartetto britannico? Valide risposte potrebbero essere: le strutture semplici ma molto dilatate, le ampie dinamiche, gli assoli di chiara memoria "gilmouriana", gli inserti tastieristici dalle indubbie influenze "spacey" (anche se si sente, a mio avviso, la mancanza di un tastierista di ruolo). Abbiamo quindi tra le mani un disco che farà parlare a lungo di sé? Non me ne vogliano i cinque di Bordeaux, ma credo di no. Tralasciamo pure il fuorviante parallelo con i Pink Floyd (l'hanno sparata grossa ma forse è un'operazione di marketing per suscitare interesse, perché no) ma una proposta comunque non particolarmente originale che alterna parti più tranquille e soporifere ad altre più incisive e urlate affossata da una produzione molto "old-style" (non so se è voluto o meno, ma personalmente lo ritengo un aspetto negativo) e da un'esecuzione non proprio ineccepibile posiziona inevitabilmente gli An Ocean Of Void tra i "tanti" della nuova ondata post-progressiva inaugurata dagli Opeth ormai quasi 20 anni fa. Un disco dall'ascolto a tratti faticoso che, a giudizio di chi scrive, suona datato già in partenza, un vero peccato per un mercato discografico così saturo. Metto la sufficienza perché sono convinto che gli esordienti vadano incoraggiati, di più però proprio non si può.
Recensione a cura di Gabriele Marangoni

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