Copertina 9

Info

Past
Anno di uscita:1967
Durata:43 min.
Etichetta:Atco Records

Tracklist

  1. TICKET TO RIDE
  2. PEOPLE GET READY
  3. SHE'S NOT THERE
  4. BANG BANG
  5. ILLUSIONS OF MY CHILDHOOD, PT. 1
  6. YOU KEEP ME HANGIN' ON
  7. ILLUSIONS OF MY CHILDHOOD, PT. 2
  8. TAKE ME FOR A LITTLE WHILE
  9. ILLUSIONS OF MY CHILDHOOD, PT. 3
  10. ELEANOR RIGBY

Line up

  • Carmine Appice: drums, vocals
  • Tim Bogert: bass, vocals
  • Vince Martell: guitar, vocals
  • Mark Stein: lead vocals, keyboards

Voto medio utenti

Chi dice che il progressive è una musica nata e cresciuta in Europa dice una mezza verità e, probabilmente, non conosce i Vanilla Fudge.

Siamo verso la fine del 1966 e nel Vecchio Continente, ma non solo, i Beatles hanno ormai fatto quasi tutti quei “danni” nel mondo musicale che li avrebbero resi leggendari e un po’ ovunque si iniziano a coverizzare brani di artisti più o meno famosi a volte traducendoli pure nella lingua natale (i “nostri” gruppi beat come Dik Dik, Equipe 84, Camaleonti, I Quelli, ecc. sono stati maestri indiscussi a riguardo). In America la storia è un po’ diversa, sono gli anni psichedelici dei “trip lisergici” del pluricitato Timothy Leary, tutto è molto “più colorato” e contemporaneamente “grezzo”, mancando quella componente fortemente “colta” tipicamente europea (non a caso i gruppi “fighetti” britannici prediligeranno riarrangiare brani di musica classica piuttosto che canzoni pop). In questo contesto complesso si incastrano i Vanilla Fudge, band dalle ambizioni progressive ma dalla vicenda più vicina a soul, r’n’b, psichedelia, con qualche sprazzo hard rock. Al centro di questo sound decisamente originale c’è il drumming di Carmine Appice (non devo dirvi chi è, qui agli albori della sua carriera) ma soprattutto l’organo Hammond di Mark Stein (che nasce chitarrista e, quasi per caso, diventa tastierista) apprezzatissimo da varie leggende dello strumento come il compianto Jon Lord dei Deep Purple e considerato un punto di riferimento per generazioni di musicisti a venire. Il disco, appunto, consiste esclusivamente di cover (a parte alcuni brevissimi intermezzi strumentali firmati dal combo americano) “brutalizzate” nei modi più impensabili (solo le versioni di “Ticket To Ride” e di “Eleanor Rigby” varrebbero l’acquisto) e l’arcinoto e trainante singolo “You Keep Me Hangin’ On” (originariamente delle Supremes di Diana Ross e registrato in una singola take senza sovra-incisioni) la fa da padrone dando celebrità immediata ai quattro newyorkesi alla fine del 1967. I dischi successivi alterneranno in modo più equilibrato cover (anche musica classica, strizzando l’occhio alle produzioni europee) e brani originali senza però “l’irruenza” dell’esordio. Tra separazioni e reunion varie i Vanilla Fudge sono ancora attivi e continuano a proporre cover stravolte di band a loro contemporanee (è del 2002 il disco tributo ai Led Zeppelin, per citarne uno). Ingiustamente sottovalutati.

A cura di Gabriele Marangoni

Recensione a cura di Ghost Writer

Ultime opinioni dei lettori

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Ultimi commenti dei lettori

Inserito il 04 ott 2015 alle 18:54

grazie Roberto per le belle parole.. la recensione è più un tributo ai Vanilla Fudge che al disco in sé (personalmente ho sempre preferito "Near the Beginning", ma il debutto è sicuramente più rappresentativo) comunque farò tesoro dei tuoi consigli per la prossima occasione.. un saluto!

Inserito il 04 ott 2015 alle 09:13

Aaaaah, mi sveglio e trovo questa recensione e quella dei Queensrÿche di Alex. Si gode. Appice per me è un autentico dio delle strumento. Grande disco, grande gruppo!

Inserito il 04 ott 2015 alle 04:01

meriteresti un applauso solo e soltanto per aver ripescato questo capolavoro, troppo spesso sottovalutato o bistrattato... per il resto, avrei approfondito un po' di più alcuni aspetti dell'album, ma va cmq bene così... ancora complimenti...

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